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IL NOSTRO MANIFESTO

Le colonne portanti della nostra visione di Italia

Tornare sovrani

La sovranità è l’espressione della volontà di un popolo di affermare la propria esistenza: dopo decenni di sottomissione ai vincoli esterni che gravano sul nostro Paese, dobbiamo tornare padroni del nostro destino. Il governo dell’economia, quindi della moneta, deve tornare nelle mani degli italiani al servizio degli italiani. È dunque imprescindibile l’uscita dall’Unione Europea e dalla moneta unica.

Liberi di lavorare

Il lavoro è uno strumento cruciale per la realizzazione della persona umana: chi è sottoposto al ricatto economico difficilmente può condurre un'esistenza libera. È soltanto tramite il perseguimento della piena occupazione e la ricostruzione di un vero stato sociale che potremo edificare una società democratica dove tutti possano costruirsi un ruolo e lasciare un segno.

Una strategia industriale

Il rilancio del nostro Paese passa attraverso l’attuazione di una vera politica industriale. L’intervento pubblico non può limitarsi a una regolamentazione passiva dell’attività economica ma deve concretizzarsi attraverso l’articolazione di una rete di imprese statali che creino lavoro e costituiscano un volano per tutto il settore privato. Lo Stato deve abbandonare l'imposizione fiscale vessatoria e la deriva burocratista per diventare a tutti gli effetti un alleato delle nostre imprese.

Al centro del Mediterraneo

La geografia colloca naturalmente l’Italia al centro del Mediterraneo. Sfruttare questa centralità deve diventare il fulcro di uno sviluppo geostrategico orientato a ripristinare l’area d’influenza storicamente propria del nostro Paese. La realizzazione di questo progetto non può prescindere dal rilancio industriale e commerciale del Mezzogiorno.

Confini e autodeterminazione

Rispettare i confini nazionali significa rispettare il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Uno Stato che abbia realmente a cuore la propria sovranità deve quindi esercitare un controllo capillare su persone, merci e capitali in transito attraverso i suoi confini. Solo così sarà possibile salvaguardare la nostra identità dai pericoli dell'immigrazione selvaggia e tutelare lavoratori e imprese da una competizione al ribasso che non si può e non si deve accettare.

Unire l'Italia

Assicurare un’effettiva continuità territoriale a tutte le aree del Paese non è soltanto un dovere dello Stato ma anche la condizione necessaria per lo sviluppo economico e sociale. Occorre dunque opporsi radicalmente a tutte le iniziative che limitano la libertà di circolazione degli italiani e riportare sotto il controllo pubblico le infrastrutture di trasporto e telecomunicazione. Soltanto così sarà possibile predisporre il terreno fertile per una nuova fioritura del nostro Paese, da Nord a Sud.

Libertà di cura

Salvare il Servizio Sanitario Nazionale dalla pericolosa china in cui si trova significa innanzitutto dare un colpo di spugna a decenni di tagli, privatizzazioni ed esternalizzazioni. Ripristinarne il carattere nazionale superando la deriva dell'aziendalizzazione e della regionalizzazione è indispensabile per offrire a tutti gli italiani la possibilità di accedere gratuitamente alle migliori cure. Solo perseguendo quest’obiettivo sarà possibile garantire a tutti una vera libertà di cura, riportando il paziente al centro del sistema sanitario.

Una scuola senza maestrine

La scuola pubblica non è malata: è morta. Non basteranno massicci investimenti a riportarla in vita, per quanto sia indispensabile stabilizzare il personale precario e rilanciare l'edilizia scolastica. La prima cosa da fare è spazzare via la dittatura delle maestrine che, cavalcando la retorica delle competenze, ha sfrattato le conoscenze dalla didattica e calato sui nostri ragazzi una cappa ideologica a base di ambientalismo apocalittico, psicologia a buon mercato e digitalizzazione fine a se stessa. È su queste macerie che occorre rifondare una scuola che sappia accendere nei giovani il desiderio di costruire il proprio futuro e cogliere la sfida della libertà.

Sovranità alimentare

L’autonomia di una nazione passa inesorabilmente dalla sovranità alimentare. L’adesione acritica alla globalizzazione e, in particolare, i paradigmi imposti dall’UE stritolano da anni i nostri agricoltori e allevatori, costringendoli a una concorrenza al ribasso con importazioni alimentari di scarsa qualità. Proteggere il nostro settore primario è dunque prioritario: solo così si può tutelare nel mondo l'immagine del Made in Italy e, al contempo, permettere agli italiani di essere i primi a godere dei frutti della propria terra.

No al green, sì al verde

In tutto l'Occidente l'ambientalismo è diventato una vero e proprio culto idolatrico: in nome del “green” sono stati imposti sacrifici e costrette libertà. Dobbiamo rigettare in blocco questa follia: la tutela dell'ambiente non è un fine ma un mezzo. Un mezzo che serve ad assicurare a noi e alle prossime generazioni un'esistenza in equilibrio con il nostro territorio. Occorre quindi tornare a investire per salvaguardarlo, contrastarne il dissesto idrogeologico e sviluppare una politica energetica lungimirante, che diversifichi il più possibile le fonti di approvvigionamento senza lasciarsi abbagliare da favolistiche prospettive a “impatto zero”. 

Bellezza e cultura

L’Italia è il Paese della Bellezza ma da tempo assistiamo a una rivalsa del Brutto. È necessario contrastare la periferizzazione e la zonizzazione delle nostre città, rigenerare le aree dimenticate delle metropoli e rilanciare borghi e paesi che animano la nostra campagna. Bisogna opporsi al modello di turismo “mordi e fuggi”: il nostro patrimonio artistico e culturale non è un cimelio da museo, è un legame con il passato che ispira il futuro.

Finalmente giustizia

Il sistema giustizia è uno dei nodi principali che strozzano il Paese. La magistratura italiana ormai riconosce più garanzie ai criminali che alle vittime, specie se queste provano a reagire e difendersi: è una deriva inaccettabile. Per cambiare le cose non basterà una riforma di piccolo calibro come quelle che si sono susseguite in tempi recenti. È necessaria una vera rivoluzione che passi da due capisaldi: elezione diretta a suffragio universale dei Procuratori della Repubblica e giurie popolari per ogni grado del processo penale. La giustizia deve tornare nelle mani del popolo, per il popolo.