Blackout green

Il devastante blackout spagnolo è legato alle rinnovabili intermittenti

Il devastante blackout spagnolo è legato alle rinnovabili intermittenti

Martedì 29 Aprile 2025

Soltanto una settimana fa i media europei celebravano un grande traguardo per la Spagna: per la prima volta il Paese era riuscito a generare il 100% del proprio fabbisogno di energia elettrica da fonti rinnovabili nel corso di un intero giorno feriale. Fatalità: a distanza di soli sei giorni da questo "straordinario successo", gli spagnoli hanno sperimentato gli effetti di un blackout senza precedenti nella loro storia. Si tratta di uno scherzo del fato o c'è una qualche correlazione fra i due eventi? 

Ovviamente sì: c'è un nesso fra il trionfale risultato "green" il disastroso blackout. Responsabili? Proprio loro, le celebratissime fonti rinnovabili intermittenti: eolico e solare. Proviamo a spiegare perché.

Negli impianti che producono energia elettrica sfruttando delle turbine, come accade nelle centrali idroelettriche, nucleari e a gas, si genera corrente alternata a una frequenza di 50 Hz. Questo valore, che in Europa è proprio la frequenza di rete, è dato precisamente dalla rotazione dei rotori negli alternatori azionati dalle turbine. Eolico e solare, invece, funzionano diversamente: nel caso delle pale eoliche, dal momento che la velocità di rotazione è proporzionale all'intensità del vento, che è variabile, l'energia elettrica viene prodotta tramite generatori asincroni; nel caso dei pannelli fotovoltaici, invece, la corrente prodotta è continua, dunque è necessario un inverter per la conversione a corrente alternata a 50 Hz. 

Dunque, cosa accade nelle reti elettriche quando si verifica una temporanea discrepanza fra energia richiesta ed energia prodotta? 

In linea di massima, un repentino aumento del carico può incidere sulla frequenza di rete, rischiando di "trascinarla" per qualche istante sotto i 50 Hz. Tuttavia, nei sistemi in cui il grosso dell'energia elettrica viene prodotto da centrali che sfruttano alternatori a turbina, questo rischio è scongiurato dall'inerzia stessa delle turbine: è molto difficile rallentare in pochi istanti in maniera significativa la rotazione dei pesanti rotori. Rilevato in questo lasso di tempo l'aumento dell'assorbimento da parte della rete, le valvole adeguano il flusso di acqua o vapore alle turbine e di conseguenza la produzione di energia elettrica viene adeguata alla domanda. Le reti elettriche in cui la maggior parte dell'energia arriva da fonti rinnovabili intermittenti, invece, non godono della stessa solidità strutturale. Come accennato poco fa, infatti, gli impianti fotovoltaici devono affidarsi all'elettronica per portare la frequenza della corrente a 50 Hz e dunque non godono di cuscinetti "naturali" paragonabili a quelli dati dall'inerzia delle turbine.

In soldoni, se nelle reti elettriche che contano soprattutto su eolico e solare per qualche motivo si registra un improvviso aumento dell'assorbimento o se un "raro evento atmosferico" inficia temporaneamente la generazione di elettricità da parte di pale e pannelli, la frequenza di tutta la rete può effettivamente discostarsi dal valore di 50 Hz. Evento che, inevitabilmente, attiva i sistemi di sicurezza che, al fine di proteggere l'intero sistema elettrico, escludono interi rami della produzione e della distribuzione, provocando il collasso dell'infrastruttura. Ossia il blackout.

Benché non ce ne fosse alcun bisogno, abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione di quanto sia demenziale il progetto di affidarsi totalmente a eolico e solare per risolvere i nostri problemi energetici. Considerando che i danni provocati da questo blackout si attestano sull'ordine dei miliardi di euro, speriamo che non servano troppe altre riprove per convincersi della portata folle della scommessa di Bruxelles sul green a tutti i costi.

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