È sotto gli occhi di tutti: dopo il ripristino delle accise da parte del Governo Meloni, il prezzo alla pompa di benzina e diesel è schizzato alle stelle.
Molti esponenti dell'esecutivo hanno così avuto la brillante idea di denunciare la "speculazione" per gettare la palla in tribuna e svincolarsi dalle proprie responsabilità. A sentir questi signori, sarebbe in corso una qualche macchinazione ai danni dei consumatori ad opera di qualche losco figuro.
La realtà è che sul mercato la speculazione è la regola, lo sanno tutti. Tuonare contro gli "speculatori cattivi" dopo aver lasciato i cittadini privi di tutele, in balia di un'ondata di caro carburanti, è un tentativo pietoso, per non dire ridicolo.
E siamo soltanto all'inizio: i prezzi di diesel e benzina sono destinati a crescere ancora.
A causa delle folli politiche green imposte dall'Unione europea, in Italia abbiamo smesso di investire nel settore della raffinazione. Così, anche quando il prezzo del greggio cala, noi dipendiamo in maniera drammatica dalle importazioni di prodotti già raffinati (e dunque ben più costosi).
Al contempo, in ottemperanza alla linea bellicista voluta da Washington, a Palazzo Chigi hanno deciso di privarci del petrolio russo. Già oggi rinunciamo a quello grezzo, dal 5 febbraio faremo a meno anche di quello raffinato. E allora vedrete che nuova volata faranno i prezzi: finiremo a comprare dai turchi il petrolio dei russi, naturalmente remunerando lautamente Ankara per il disturbo.
Il risultato di tutte queste scelte scellerate, come al solito, lo pagheranno gli italiani.
È ora di dire basta. Smettiamola di essere sudditi in balia degli eventi: riprendiamo in mano le redini del nostro destino, riprendiamoci la nostra sovranità. Anche sul fronte energetico.