La crisi russo-ucraina ha subito un'escalation da dicembre. I toni della diplomazia si sono fatti giorno dopo giorno sempre più accesi, seguiti da minacce e pericolose manovre militari.
Al confine con Kiev, la Russia ha ammassato centomila soldati da più di un mese, cosa che ha fatto preoccupare e non poco la Nato (intenzionata a espandersi sempre più ad est) e ovviamente la stessa Ucraina.
Nonostante i numerosi incontri intercorsi in questi due mesi fra il presidente americano e quello russo e le pressioni esercitate dall’UE, la situazione non sembra calmarsi. La Russia, dal canto suo, non vuole un'espansione della Nato ad est e gli americani, di contro, non vogliono rinunciare a soffocare le aspirazioni della federazione russa. Putin ha promosso anche dei punti d’intesa che potessero garantire una de-escalation della situazione, ma la risposta statunitense è stata nettamente contraria.
Persino Macron ha fatto visita a Putin, sostenendo davanti alla stampa di mezzo mondo di aver raggiunto un traguardo diplomatico che è stato subito smentito dal Cremlino. Berlino, con in testa Scholz, ha tutto l’interesse affinché si trovi un accordo (magari grazie al formato Normandia) giacché i tedeschi stanno collaborando con i russi per l'apertura del Nord Stream 2.
Il momento ci impone una riflessione visto che gli squilibri geopolitici potrebbero avere ripercussioni anche sui paesi europei, sia dal punto di vista economico che energetico.
In tutto ciò l’Italia sembra concentrarsi solo sul green pass e la pandemia, mentre là fuori si sta giocando una partita ben più grande. Lo stesso Cremlino qualche settimana fa aveva chiesto l’intermediazione dell’Italia in questa vicenda, ma come al solito l’unica azione intrapresa è stata quella del Ministro degli esteri Luigi di Maio, che ha ribadito il sostegno all’Ucraina (allineandosi a quanto fatto dalla UE), senza prendere in seria considerazione il pericolo che questa contingenza potrebbe avere sulle nostre tasche.
Va ricordato che nel 2014 le sanzioni emesse dall’Occidente alla Federazione Russa costarono ben 4 miliardi di euro per l’export italiano. Un ulteriore giro di vite (come annunciato da Usa e Ue) avrebbe serie conseguenze negative nei rapporti italo-russi.
Dobbiamo svincolarci dalla linea di Bruxelles, totalmente subordinata a quella di Whashington. Dobbiamo intraprendere azioni volte a fare il nostro interesse nazionale, operando per far tornare la nostra nazione protagonista nello scacchiere internazionale, invece che permettere a Berlino e Parigi di gestire in solitaria un avvenimento così importante. Soprattutto quando, come in questo caso, siamo chiamati in gioco dai protagonisti stessi della disputa.
Purtroppo la nostra classe politica attuale è inadeguata a ogni forma di perseguimento dei nostri obiettivi in ambito internazionale. E i risultati si vedono.