L’operazione militare in corso in Ucraina non è certo il frutto estemporaneo della presunta malvagità di Vladimir Putin. Al contrario di quanto non raccontino i grandi media nostrani, quest’attacco ha radici profonde: si tratta della reazione russa a oltre vent’anni di accerchiamento e soffocamento NATO.
Da oggi l’obiettivo americano di tagliare i rapporti fra i Paesi dell’Europa centro-occidentale e la Federazione Russa è compiuto. A far la spesa di questo isolamento saranno le nazioni europee che dipendono in maggior misura dagli idrocarburi russi per soddisfare il proprio fabbisogno energetico. In primis, l’Italia.
Ancora una volta Bruxelles ha mostrato tutta la propria inconsistenza sul piano internazionale. Incapace di tutelare gli interessi dei Paesi membri, l’Unione europea si è allineata servilmente alla volontà di Washington e ha rinunciato alla mediazione che avrebbe potuto e dovuto tentare.
In questo scenario drammatico, i vertici del Governo italiano sono riusciti a fare della tragedia una farsa. Di Maio ha dato il meglio di sé rimandando la sua missione diplomatica a quando “ci saranno segnali di allentamento della tensione”, dimostrando di non aver proprio chiarissimo il concetto di diplomazia. Draghi in Consiglio Europeo si è fatto promotore dell’inasprimento delle sanzioni contro la Russia, confermando la sua storica incompatibilità con l’interesse nazionale italiano.
È proprio nei momenti di crisi come questi che emerge in maniera lampante la condizione coloniale nella quale è piombato il nostro Paese. Gli italiani, governati da una classe politica inadeguata e prona a interessi stranieri, si trovano su “nave senza nocchiere in gran tempesta”, come era accaduto soltanto nei momenti più bui della nostra storia.
Per affrontare il mondo che si sta delineando, il popolo italiano con coraggio deve riprendere in mano il timone della nave, deve tornare padrone del proprio destino. Recuperare la nostra sovranità oggi è più urgente che mai.