Il termometro

Un aneddoto per capire dove porta lo Stato-maestrina

Un aneddoto per capire dove porta lo Stato-maestrina

Venerdì 17 Gennaio 2025

Ho acquistato un termometro digitale e, nell’aprire la confezione, mi è capitato sotto gli occhi il foglietto con le istruzioni. Leggo il paragrafo AVVERTENZE E PRECAUZIONI.

‘La capsula e la batteria del termometro possono essere fatali se ingeriti. Non infilare il termometro nelle orecchie. Non mordere il termometro. Non spingere eccessivamente il termometro nel retto. Non utilizzare il termometro per via orale dopo averlo utilizzato per via rettale.’

Vado a prendere il mio vecchio termometro digitale, ora non più funzionante. Recupero le istruzioni, ancora conservate nella custodia. Cerco una sezione AVVERTENZE E PRECAUZIONI. Non la trovo. Immagino quindi che vent’anni fa si ritenesse superfluo spiegare all’utente medio che certe cose non andavano fatte. Lo si dava per scontato.

Poi cosa è successo?

Forse, gradualmente, una folta schiera di progressisti dem deve aver cominciato a usare il termometro in maniera impropria, infilzandosi il cervello, masticandolo e inghiottendolo, succhiandolo come un bastoncino di liquirizia dopo averlo recuperato dal retto. E una parte di questi originali utilizzatori avrà deciso di fare causa all’azienda produttrice per gli ingiusti danni subiti.
«Il mio cliente non poteva sapere, non essendo medico, che ingoiare termometri comportasse così gravi conseguenze per la salute...» avrà precisato l’avvocato, mentre il giudice, anch’egli progressista dem, annuiva convinto. E così, dopo l’ennesima richiesta di risarcimenti, il paragrafo AVVERTENZE E PRECAUZIONI ha iniziato a fare la sua comparsa nel foglietto delle istruzioni.

Può darsi che sia andata così. Oppure, più semplicemente, sono state le aziende produttrici a mettere le mani avanti, prima di incappare nella follia di qualche mangiatermometri a tradimento. Si saranno chiesti: cosa potrebbe accadere se qualcuno ci citasse in giudizio dopo essersi trapanato i venti neuroni nella scatola cranica? Quale tipo di sentenza bisognerebbe attendersi da un giudice espressione dello ‘Stato maestrina’?

Una volta si diceva: "se sei così intelligente, come mai non sei ricco?" Che è una stupidaggine, ovviamente: molti degli uomini più geniali della Storia sono morti in estrema povertà, pur avendo arricchito il mondo con le proprie opere. Quantomeno però si dava per assodato che essere intelligenti servisse a qualcosa, se non altro a fare soldi. Ma nella società prossima ventura, tutta vincoli, regolamenti e divieti, dove all’uomo creativo e perspicace sarà di fatto vietato l’uso delle proprie facoltà mentali, per il disordine che potrebbero causare, che utilità potrà avere l’intelligenza? Del resto, a un pollo in batteria che vantaggio può arrecare l’essere più arguto dei suoi compagni di gabbia? Il suo destino è comunque già scritto: passare la vita rinchiuso in un piccolo spazio, beccando mangime, per finire la propria esistenza su uno spiedo. Dal punto di vista della salute mentale e dei rapporti sociali, risulta avvantaggiato il pollo imbecille, convinto che la gabbia serva a proteggerlo dai pericoli del mondo esterno, che il becchime gli sia fornito per pura bontà e che non ci sia nessuna correlazione fra le gabbie che all’improvviso si svuotano e il furgone della rosticceria che si allontana.

È il trionfo del compagno-bue di polpotiana memoria: il capo di bestiame senza diritti naturali, quelli alla vita e alla proprietà per esempio, la cui esistenza sulla terra è giustificata solo dal contributo economico che può dare a chi comanda. Ma per arrivarci bisogna creare un tipo umano che sia abbastanza idiota da credere che, senza il fassismo, i virus, gli omofobi e i Russi, il mondo sarebbe un paradiso, che austerità e limitazioni alla libertà siano per il Bene Comune e che la vita sia una gentile concessione degli illuminati che ci governano.

Eh sì, la selezione artificiale che condurrà all’Homo imbecillis sta procedendo alacremente.

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