Sono passati più di tre mesi dal giorno in cui il sindaco di Firenze ha deciso di ostentare la propria solidarietà al Governo di Kiev coprendo con un drappo nero il David in Piazza della Signoria. "Il David di Michelangelo è il simbolo della libertà, è il David che combatte contro Golia, è il popolo ucraino che combatte per la libertà" ha sostenuto Nardella, tentando goffamente di spiegare alla stampa un gesto così fuori dall'ordinario.
In quell'occasione abbiamo criticato ferocemente questo gesto. È demenziale censurare un simbolo della nostra cultura e della nostra storia, a maggior ragione se per una causa eminentemente politica. E, oltreché demenziale, è anche ipocrita: come mai non abbiamo visto nessuna statua oscurata nel 1999, quando la NATO bombardò Belgrado? O nel 2003, quando gli americani invasero l'Iraq? O ancora, nel 2011, quando il cosiddetto Occidente intervenne in Libia?
Certo, a onor del vero qualcuno potrebbe osservare che a quei tempi non c'erano ancora sindaci geniali come Nardella, capaci di trovate così brillanti. D'accordo, diamolo per buono. Ma allora perché oggi non vediamo oscurata un'altra statua in Piazza della Signoria, magari quella di Ercole e Caco, in solidarietà al popolo curdo? Eh sì, perché se a Nardella fosse sfuggito, ieri, in cambio del benestare di Erdogan all'ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, i curdi sono stati definitivamente consegnati alle pulsioni neo-ottomane del Sultano.
Cosa succede, sindaco? Non sarà mica che solo quando c'è da mostrarsi allineati alla volontà dei padroni d'oltreoceano, ogni sceneggiata diventa lecita?
Ai posteri l'ardua sentenza.