Il dogma neoliberista ha ormai fatto breccia nella memoria dell’inconscio collettivo. Da tempo si è consolidata nella mente di tutti la seguente frase: “un'azienda che non guadagna è giusto che chiuda”. La prima conseguenza (il)logica è che il privato sia necessariamente migliore del pubblico, in quanto pone il profitto al primo posto e pertanto non consente perdite di denaro.
Ma è davvero così?
In questo pezzo si proverà a dimostrare che il vero mercato conosce bene l’importanza dell’investimento nella crescita di lungo termine. Pertanto è in grado di distinguere facilmente tra una azienda che non produce profitti, e non cresce, e un’altra azienda che non produce profitti, ma nel frattempo cresce. Il Boston Consulting Group definisce la prima categoria come “dog” e la seconda come “star”. La via di mezzo è la famosa “cash cow” che non cresce ma produce profitto, ovvero il classico stadio della maturità nel ciclo di vita aziendale. Il vero mercato dunque ben sa spingersi oltre le logiche da mercato della frutta tipiche della commissione bilancio UE e, nelle sue analisi, sa di dover guardare al programma di lungo periodo per comprendere la forza di un’azienda al di là dei piatti numeri del bilancio annuale.
I freddi numeri di Netflix
Per anni il mercato ha versato montagne di denaro in una azienda che, pur crescendo, bruciava un ammontare incredibile di liquidità. Si tratta di Netflix. Tecnicamente l’espressione “bruciare denaro” (in inglese “burning through cash”) sta ad indicare, banalmente, una azienda che a fine anno ha speso più di quanto ha guadagnato. Pertanto, per onorare i propri impegni di solvibilità è costretta a chiedere al mercato il denaro necessario a coprire il deficit di bilancio annuale. Ricorda qualcosa? Andiamo a vedere il grafico…
Grafico 1 – Fatturato; Costo del prodotto; Variazione di liquidità; netta (free cash flow) negativa = deficit.
Orbene, il Grafico 1 mostra chiaramente che Netflix non produce profitti, in quanto a fine anno, alla fine della fiera, ha un flusso di cassa negativo. Quindi un deficit. Un bravo economista, prima di urlare al disastro di bilancio, ravvisa che non si possono trarre informazioni da una misura aggregata senza andare a spacchettare le singole voci che la compongono. E infatti andando a vedere per quale motivo Netflix brucia liquidità, troviamo al primo posto gli investimenti in crescita futura sia in termini di produzione che di quote di mercato.
Battere il mercato: una questione di palle
In definitiva Netflix, a fine anno, ha sempre bussato alle porte del mercato dicendo: «Guardate, lo sappiamo che stiamo bruciando liquidità. Ma abbiate fede, si tratta di spesa in investimenti che centuplicheranno il cash! Perciò salite ora sul carro finché siete in tempo, prestandoci il vostro denaro, perché domani, quando saremo i leader assoluti, detteremo noi il mercato». Il mercato della borsa recepisce e accetta la scommessa. Versa tonnellate di denaro nelle casse di Netflix senza la sicurezza matematica che la promessa si tramuti in risultati. Una lucida follia? O forse un freddo calcolo extra-matematico? La neuro-economia esiste? Il mercato pensa che, nel mare di squali, solo chi tira subito fuori le palle rischiando il default può nel lungo termine restare a galla senza farsi mangiare? Perché il mercato ha deciso che il business model di Netflix was worth a shot cioè che ne valesse la pena? E non stiamo parlando del papà di Jim che punta i suoi risparmi… Si tratta di fondi di investimento di caratura mondiale.
Credere nel mercato: una questione di “palle”
Certo non sono mancati gli accorati avvisi degli analisti di mercato. Articoli:
- CNN Netflix is burning through cash. This can’t last forever – 18 Gen 2019
- Fool.com Does Netflix Have a Cash Problem? – 16 Apr 2022
Ma come?!?! In pratica se ne deduce che la possibilità di diventare leader di mercato dipende non solo dall’abilità del management, ma anche – anzi soprattutto – dalla volontà politica del mercato stesso di finanziare ciecamente tale ascesa? In questi termini potremmo ben dedurre che il “libero mercato” nel pratico si riveli una “balla” allorquando vi sia sempre qualcuno più grande e ricco in grado di spostarlo, a proprio piacimento e finanziando chi vuole, pertanto, manipolando il mercato a proprio gusto. Ora il neoliberista di turno si difenderà replicando: “ma è comunque una libera scelta del market maker!”. Esatto! Una libera scelta! Quindi si tratta di una volontà politica! Il market maker decide di finanziare una azienda che gli piace, in questo caso Netflix, e continua a finanziarla fino a che – dagli e ridagli – riesce a spuntarla sugli altri concorrenti non aiutati e da quel momento inizia anche a fare profitti. Non proprio la quintessenza della libertà di impresa, se si pensa al potere che il market maker esercita sugli agenti del mercato, nonché agli effetti di tale distorsione indotta, tutt’altro che liberale!
Ti pompo la fiducia del mercato
E in tutto questo Netflix non ha mai distribuito dividendi! Potrei comprendere che un soggetto privato presti i suoi soldi a Netflix perché ci vuole credere, buttando ciecamente denaro nel mercato obbligazionario, in quanto convinto che riavrà indietro tutti i soldi versati con gli interessi nonostante deficit di bilancio e debito siano in costante aumento (di nuovo… ricorda qualcosa?). Ma del tutto inspiegabile risulta invece la volontà riscontrata nel mercato azionario di acquistare a prezzi sempre più alti capitale di rischio di un'azienda sempre più indebitata e che non distribuisce neanche il dividendo! Cioè in pratica, per l’azionista cassettista, versare soldi in un pozzo senza fondo super rischioso e senza neanche il benché minimo rendimento del suo capitale investito! Verifichiamolo dunque confrontando il grafico della crescita del deficit annuale di Netflix con l’ascesa del titolo azionario NFLX.
Grafico 2 – Deficit di bilancio di Netflix dal 2015 al 2018.
Grafico 3 – Andamento titolo azionario Netflix (Nasdaq: NFLX) dalle sue origini a oggi.
Grafico 4 – Correlazione diretta tra deficit di Netflix e salita del titolo azionario NFLX periodo 2015-2018.
Incredibile! Pare proprio esserci una quasi perfetta correlazione diretta tra il deficit annuale e la crescita marginale del titolo in borsa! La statistica non mente quando Rho≈1 ! I più esperti noteranno anche l’elevatissimo volume di scambi nel 2012 (Grafico 3) allorquando il mercato ha attaccato il titolo al ribasso, ma qualche gigante lo ha sostenuto e difeso! Ma che strano… L’azienda si indebita e il suo valore sale? Cosa ha visto il vero mercato rispetto a ciò che il fruttarolo della commissione bilancio UE, fissato ciecamente con entrate–uscite, non vede? Forse che con la leva finanziara tutta dalla sua parte, diventa imbattibile? ...Dico forse!
Ti butto fuori dal mercato
Giova sospendere un attimo il discorso per effettuare una breve digressione. Individuiamo ora un parallelismo diretto tra questa situazione e un certo tipo di politica economica, quella che solitamente utilizza niente popò di meno che Mafia S.p.A. per mangiarsi tutte le aziende sane. Lo ha spiegato bene il magistrato calabrese Nicola Gratteri: basta aprire un supermercato mafioso dove ce ne sono altri tre sani, per un totale di quattro. Quello mafioso, che ha come unico scopo il riciclare fondi neri già acquisiti, vende la merce sottocosto realizzando una perdita. Considerando che pulire i soldi può costare fino al 50% del quantitativo totale, vendere sottocosto anche di un 20% rappresenta per il riciclatore un risparmio del 30% in termini di “soldi non persi” nei passaggi del riciclo di denaro. Per questo investono in economia reale. Al contempo succede qualcosa di magico: tutti vanno a fare la spesa al supermercato mafioso perché laggiù gli stessi prodotti costano di meno! Gli altri tre supermercati sani, che fino a un momento prima erano egualmente pieni di clienti e facevano girare l’economia in modo equilibrato, d’un tratto finiscono sull’orlo del baratro perché più nessuno compra da loro. Questi non possono permettersi di vendere sottocosto perché nessuno li pompa all’infinito, a differenza del “prescelto” mafioso che diventa subito leader di mercato. A questo punto i tre supermercati non più sani possono scegliere tra due alternative: fallire oppure vendersi anche loro a Mafia S.p.A. la quale così potrà ingrandirsi e riciclare ancor di più. Una crescita esponenziale a macchia d’olio. Sarebbe possibile farlo senza afflusso infinito di denaro esterno? Semplice: no.
Più politica di così… Si muore
Tornando al nostro Netflix, abbiamo visto che per il market maker conviene finanziare all’infinito il suo futuro cavallo vincente, che in questo modo semplicemente non può perdere, perché per quanto bruci cash, a fine anno avrà sempre in prestito il denaro che gli serve per ripianare il deficit di bilancio. Infatti Netflix ha prodotto in perdita col preciso scopo di impossessarsi della maggioranza delle quote di mercato, che altrimenti mai avrebbe potuto ottenere senza offrire abbonamenti sottocosto. Non è un caso che il saliscendi di Netflix in borsa sia dovuto all’aumento o al calo di abbonati, cioè al livello di prestazione o produzione erogata, e non ai conti del fruttarolo della commissione bilancio UE. Possiamo quindi ben concludere, ed è proprio il mercato a suggerircelo, che chi ha in mano le leve finanziarie dell'economia di mercato sia perfettamente in grado di stabilire chi, dove, come e quando debba vivere o morire. Ma allora? Significa che la forza di una impresa non starebbe nella abilità di produrre profitti o tenere i conti a posto, bensì nella abilità di produrre e piazzare merce, avendo qualcuno a sostenerla abbastanza a lungo da iniziare, prima o poi, a produrre profitti e poi dopo anche tenere i conti a posto.
E io ti divento quarta potenza
Sembra in effetti, né più né meno, il funzionamento dell’IRI. L’industria di Stato produceva in perdita. Lo Stato la sosteneva illimitatamente impedendo un fallimento altrimenti certo, come sarebbe stato nel caso di Netflix se gli obbligazionisti non fossero accorsi a ripianare il deficit annuale alla fine di ogni bilancio. E così le imprese della galassia IRI sono cresciute abbastanza da iniziare anche ad esportare, diventando leader assolute e dopo guadagnando montagne di cash flow che, poi, i privatizzatori si sarebbero lautamente pappati a spese dell’elettorato.
Alla fine della fiera
Ma allora fa lo stesso? Non proprio. Malgrado realtà come Wall Street in America, Mafia S.p.A. in Italia oggi, l’IRI nell’Italia di ieri, possano sembrare uguali per l’uso forzato della leva finanziaria per battere sempre il mercato, rappresentano modelli diametralmente opposti da un punto di vista prettamente inerente gli obiettivi politici. Wall Street vuole scegliere chi sostenere e chi affondare. Mafia S.p.A. vuole inghiottire e accumulare. L’IRI ha voluto l’Italia quarta potenza. I primi due propositi sono frutto di cerchie ristrette: cupole di banchieri o cupole mafiose. L’obiettivo di IRI, invece, fu il frutto della volontà politica del Parlamento italiano: impostare un mercato forzatamente favorevole alla nazione italiana e al suo sviluppo.
Il lavoro paga sempre
Arriva così anche la risposta a un grande dubbio che affligge le nuove generazioni, cioè: per quale motivo l’art. 1 della Costituzione fonda la nazione italiana sul lavoro? Perché non fondarla sul denaro? Perché, se i soldi sembrano essere la cosa più importante del mondo? Perché evidentemente non lo sono. Senza ricalcare tecnicismi dell’economia schumpeteriana o della funzione di produzione Cobb-Douglas, semplicemente sulla base del caso empirico di azienda multinazionale privata Netflix possiamo riscontrare in modo chiaro e intuitivo quanto segue: è molto più importante dominare il mercato a qualsiasi costo, inondandolo con la propria produzione, che non arrivare a fine anno col bilancio in pareggio per fare contento il fruttarolo della commissione bilancio UE ma senza dominare nulla. La produzione si realizza in un modo e un modo soltanto: lavorando. Pertanto la famosa produttività è il risultato diretto della forza finanziaria scatenata per imporsi sul mercato, e non il contrario. In altre parole non puoi aumentare la tua produttività se prima non ti sei imposto sul mercato.
Scegliere a che gioco giocare
Colle der Fomento, storico gruppo rap romano. In un loro brano dicevano questa frase chiave: “un meccanismo c’è ma l’hanno messo ben nascosto”. Beh! Ora che lo abbiamo ben svelato, possiamo concludere che il meccanismo per battere il mercato sia semplicemente quello di scegliere quale produzione si desidera pompare. A noi la libertà di decidere: se pompare o non pompare, se scegliere o non scegliere, se puppare invece di pompare e lasciar decidere tutto alle solite cupolette. Ma dopo, giammai lamentarsi della mefistofelica assenza di libertà. La scelta è sempre e solo nostra, anche in quel caso.