Né liberi né degni

Casa e lavoro è un binomio irraggiungibile per i giovani italiani

Casa e lavoro è un binomio irraggiungibile per i giovani italiani

Domenica 8 Gennaio 2023

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
- Art. 36 de “Lapiùbelladelmondo”

Fra i frutti avvelenati che vengono raccolti dal fetido albero del neoliberismo per esser serviti alle masse, ve n’è uno che più di tutti umilia e fa soffrire le nuove generazioni: la questione abitativa. Lavori sempre più precari e sottopagati, abbinati a un mercato del lavoro sempre più esigente, stanno rimandando drammaticamente l’età a cui ci si riesce a procurare un impiego (NdA: avrei voluto scrivere “si viene assunti” o “si firma un contratto di lavoro” ma con rabbia mi tocca constatare che non è la norma), posticipando all’inverosimile la possibilità di crearsi una propria autonomia. In tanti hanno voluto credere alla retorica del “se vuoi un bel lavoro devi meritartelo”, che ha spinto innumerevoli giovani a proseguire gli studi a oltranza per poi scoprire che un PhD di oggi guadagna meno di un operaio di ieri. E così per tanti, troppi, trentenni l’urgenza della questione del tetto da avere sopra la testa si è fatta “malattia” vera e propria: d’altronde ormai è diventato impensabile non soltanto comprar casa, ma addirittura affittarsene una da soli. Ma andiamo con ordine.

Il primo tema da affrontare riguarda sicuramente la difficoltà di vivere con i propri genitori. Non sto parlando di incomprensione generazionale, ormai non possiamo più permetterci il lusso di farci questi problemi, ma del fatto che, specie per chi è nato nelle aree più povere del nostro Paese, la propria dimora natia potrebbe trovarsi a una distanza considerevole dal luogo di studio o di lavoro, rendendo impraticabile l’opzione del pendolare. Immaginiamoci però di aver “fatto tombola”, di aver trovato un impiego nella città dei propri genitori: come possiamo pensare di creare una nuova famiglia abitando in quella che è a tutti gli effetti la cameretta di un bambino? Senza dire che sono più le persone che nell’infanzia hanno condiviso la stanza con i propri fratelli e sorelle rispetto a quanti hanno avuto a disposizione un’intera ala di una lussuosa magione. Quindi come si può pretendere che diventi una strada percorribile quella di rimanere a vivere con i propri genitori? Arriviamo dunque alla nuova “stazione” di questa “via crucis”, alla fine della quale purtroppo non ci attende alcun sollievo: gli affitti.

Se è vero che la libertà d’impresa è garantita dalla nostra Costituzione, è vero anche che il mercato degli affitti ha esacerbato la questione abitativa spingendola ai limiti dell’illegalità. Non ci facciamo mancare nulla: contratti a nero, alloggi fatiscenti, camere triple con letti a castello, bagni confinanti con la cucina e persino case senza finestre con il soffitto al di sotto dei due metri d’altezza. E sperate che la casa che cercate in affitto non si trovi in una città o in una zona universitaria, altrimenti preparatevi ad appartamenti con camere o, meglio, loculi da tre metri quadrati e bagni in comune a più di mezzo migliaio di euro al mese a inquilino. Non credete a me: aprite un qualsiasi gruppo dedicato agli affitti su Facebook per farvi due risate. O versare due lacrime, a voi la scelta. Non parliamo poi dei requisiti che gli inquilini devono assolutamente rispettare per avere l’onore di soggiornare in siffatti tuguri: essere ragazze single (non è uno scherzo, specialmente in città universitarie questa è una condizione piuttosto richiesta), non esser fumatori, poter anticipare tre o quattro mensilità come caparra, avere un lavoro a tempo indeterminato da anni, avere dei garanti, esser disponibili a pagare rate di condominio sospettosamente salate. In alcuni annunci si pretende addirittura che il locatario sia assunto col posto fisso nel pubblico o che mandi estratti conto e buste paga. “Ma se devo pagare 1000€ al mese per un monolocale piuttosto accendo un mutuo - starete pensando - “tanto alla fine con il mio affitto pago solo il mutuo di un altro”. Quindi veniamo a cosa significa, per le nuove generazioni, tentare di comprar casa.

Mentre per gli affitti lo scoglio è rappresentato dal mercato in sé, per quanto riguarda la compravendita degli immobili il problema è costituito prevalentemente dall’impossibilità di accedere al credito. Non basta infatti avere un contratto a tempo indeterminato, garanti o dimostrare di aver pagato per anni un affitto superiore all’eventuale rata del mutuo: è difficile anche solo capire se si hanno le carte in regola per poterne richiedere uno. Ogni banca infatti attua le proprie politiche, rifacendosi ai propri indicatori e ai propri criteri. Certo, parecchi di questi criteri sono grosso modo comuni, ad esempio il principio per cui una rata non possa superare il 30-40% della busta paga netta, ma alcune regole sono assolutamente arbitrarie e note solo in alcuni oscuri uffici all’interno degli istituti di credito. Potrebbe sorprendervi scoprire che non soltanto l’impiegato allo sportello è tenuto all’oscuro delle politiche creditizie della banca in cui lavora, ma che spesso anche i dirigenti delle filiali non sono affatto informati in materia. Dall’esterno si percepisce una totale arbitrarietà e così, in balia di richieste spesso e volentieri semplicemente assurde, si finisce a perdere settimane o addirittura mesi nel raccogliere e consegnare una mole sterminata di documenti che probabilmente nessuno leggerà. E badate bene che non è possibile nemmeno andare per tentativi: una richiesta di mutuo che non va a buon fine potrebbe essere registrata nel sistema interbancario e impedirvi così di ottenere qualsiasi forma di finanziamento per anni. Avete letto bene: potreste essere messi all’indice come cattivi pagatori solo per aver chiesto un mutuo senza successo. Diventa così sempre meno opzionale la scelta di rivolgersi a mediatori creditizi per trovare a colpo sicuro la banca che vi accenda il mutuo, ma questi intermediari non si rivelano sempre infallibili e in ogni caso vanno ad aggiungersi alla pletora di costi accessori necessari per perfezionare l’acquisto della casa: immobiliare, notaio, mediatore, banca (perché il mutuo ha un costo fisso quando si attiva), bolli e addirittura IVA che dovrete anticipare pure se ne siete esenti (per farvela restituire nella dichiarazione dei redditi). Alla fine finirete a pagare dal 10% al 25% del valore dell’immobile in emolumenti a perdere. Se siete in affitto vi ci vorranno anni per accumulare il capitale necessario solo per pagare queste spese. E abbiamo dato per scontato di aver trovato una casa a un prezzo accessibile, cosa che in alcune città è assolutamente impensabile. Quindi la verità è che per tutti coloro che non dispongono dei requisiti minimi (un bel capitale a disposizione, un buono stipendio, garanti, il posto fisso e la giusta età) è fuori discussione anche solo progettare l’acquisto della propria abitazione.

Quando si parla di casa e lavoro, le nuove generazioni versano in condizioni disastrose: un dramma che praticamente impedisce di vivere una vita dignitosa. La mancanza di una stabilità rende impossibile creare una famiglia o realizzarsi in qualsiasi altro modo. I giovani sono sotto un ricatto perpetuo, costretti a ingrassare qualcun altro con buona parte del proprio reddito e condannati a convivere con lo spettro del ritorno sotto al tetto genitoriale nel caso in cui qualcosa vada per il verso storto. Naturalmente con l’umiliante consapevolezza di esser additati come bamboccioni a reti unificate. Consci che il loro tenore di vita non sarà mai pari a quello delle generazioni precedenti, senza una via d’uscita e colpevolizzati della loro stessa situazione da parte di un sistema che li fa sentire inadeguati, che fa loro la morale per non essere all’altezza e al contempo li priva di tutto. Vengono rinchiusi in una prigione di autocommiserazione e nichilismo, intrattenuti dalla propaganda e impegnati con battaglie inutili. Una società che abbandona i propri figli non ha futuro: occorre donar loro la speranza che esista un altro modo di intendere il lavoro, che si possa lottare per i propri diritti sociali e che esiste una strada politica che ha come traguardo la libertà e la dignità.

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