Se c'è un ministro valido all'interno della compagine del Governo Meloni, quello è sicuramente Carlo Nordio. Sebbene per noi di Pro Italia rappresenti a tutti gli effetti un avversario politico, non facciamo fatica a riconoscere all'attuale Ministro della Giustizia uno spessore imparagonabile a quello dei suoi colleghi, da Giorgetti alla Santanchè, o a quello dei suoi predecessori degli ultimi decenni. Eppure, anche lo spessore umano e culturale di un singolo può ben poco nel momento in cui è costretto a sottostare ai paradigmi politici ed economici demenziali a cui aderiscono in blocco tutti i partiti dell'arco parlamentare, sia di maggioranza che d'opposizione.
Proviamo a spiegarci meglio: Nordio qualche giorno fa ha annunciato di voler costruire nuove carceri per un totale di 2300 nuovi posti di detenzione. Una proposta accattivante, se non fosse che... In Italia ci sono oltre 40 istituti di reclusione chiusi per mancanza di personale.
Tra gli strascichi dei tagli lineari imposti da Monti e un contesto lavorativo pesantissimo che induce chi può ad andare in pensione il prima possibile, anche con assegno ridotto, la nostra Polizia Penitenziaria può contare su una pianta organica reale di 36mila elementi su 45mila previsti (che sarebbero già pochi rispetto alle necessità). Visto che con i concorsi da 2568 allievi indetti dal Ministero non si coprono nemmeno i tremila pensionamenti annui, la deriva è drammaticamente chiara: con questo andazzo, il numero dei nostri agenti di Polizia Penitenziaria non può far altro che continuare ad assottigliarsi.
A questo proposito, la prospettiva ventilata dal Guardasigilli di allungare di due o tre anni l'età di pensionamento del personale non può certo rappresentare una panacea. Anzi, così facendo si rischia proprio di ottenere il risultato opposto e aggravare la situazione in un ambiente di lavoro già duro che, in alcune circostanze, può diventare semplicemente infernale.
Di fronte a questo scenario, con sempre più carceri e sempre meno agenti, vien da pensare che al Ministero della Giustizia stiano valutando la strada dell'autogestione da parte dei detenuti. Ecco cosa vuol dire in concreto governare l'Italia sottostando ai dogmi neoliberali e ai vincoli europei sulla spesa pubblica (e, in particolare, sulla spesa corrente): non poter fare, e neppure proporre, nulla di sensato. Anche nel caso (remoto) in cui si sia armati delle migliori intenzioni.