Sanità in svendita

Zaia si chiede come sia stato possibile il declino della sanità pubblica e noi, gentilmente, gli rinfreschiamo la memoria

Zaia si chiede come sia stato possibile il declino della sanità pubblica e noi, gentilmente, gli rinfreschiamo la memoria

Giovedì 5 Ottobre 2023

Diceva Maometto che "anche l’ipocrita ha tre segni di riconoscimento: quando parla, mente; quando promette, manca alla promessa data; quando ci si fida di lui, tradisce.”

Ora, è evidente - se non altro per motivi cronologici - che l'antico profeta, con queste parole, non stesse lanciando un'invettiva nei confronti di Luca Zaia. Eppure, il governatore del Veneto, macchiettisticamente noto come "il Doge", sembra rientrare in maniera perfetta nella descrizione.

Ultima (ma non unica) testimonianza di ciò sono state le parole pronunciate dal Nostro in occasione del Festival delle Regioni tenutosi il 3 ottobre 2023 nella città di Torino: "Dobbiamo difendere e implementare la sanità pubblica nel nostro paese [...] Bisogna aumentare le risorse e essere più concreti, per esempio trattenendo nel pubblico i medici over 70 obbligati ad andarsene, magari nel privato dove li accolgono a braccia aperte. Molti di loro se ne vanno dai nostri ospedali con le lacrime agli occhi. Che senso ha?"

Dunque, forse in preda a un'amnesia, Zaia si domanda quale possa essere il senso di tutto ciò, non riuscendo a trovare una spiegazione al costante e inarrestabile declino della sanità pubblica. Vediamo allora di aiutarlo a capire, magari rispolverandogli la memoria.

Basta una semplice osservazione dei dati per notare che da vent'anni a questa parte quella veneta è una realtà caratterizzata da ingenti tagli alle strutture pubbliche con contestuale ampliamento di quelle private. Il risultato, piuttosto scontato a dirla tutta, sono liste d'attesa lunghissime e carenza drammatica di medici, infermieri e operatori sanitari. Giusto a titolo esemplificativo: nel periodo che va dal 2002 al 2019 (assessorato alla sanità in mano alla Lega), sono stati tagliati ben 3629 posti letto, pari ad un -20,3% (da 17879 a 14250, un posto letto ogni 5 tagliato), mentre ne sono stati aggiunti addirittura 517 nelle cliniche private, pari ad un +16,2% (da 3188 a 3705, circa un posto letto ogni 6 in più). Nei reparti di Terapia intensiva i tagli sono stati del 32,7% (quasi un posto letto ogni 3).

Il processo di progressiva privatizzazione della sanità è letteralmente sotto gli occhi di tutti. Ma come si fa a passare da un sistema sanitario pubblico ad uno privato senza dirlo ai cittadini e senza, soprattutto, assumersene la responsabilità politica?

Lo si fà un passo alla volta, distruggendo il pubblico e facendo in modo che, in mancanza di alternative, i cittadini (così come il personale sanitario) si rivolgano per necessità al privato.

Carenza di medici ed infermieri, dovuta ad un pensionamento del personale non bilanciato dai nuovi ingressi, in costante diminuzione grazie all'imbuto che impedisce a molti medici neolaureati di conseguire la specializzazione ed alla scarsa attrattività degli stipendi, sottodimensionati rispetto al carico di lavoro estenuante. Crescente esternalizzazione di servizi e prestazioni (ad esempio appaltando a cooperative), riduzione di posti letto nelle strutture, precarizzazione della medicina di base e di quella territoriale, con conseguente depauperamento delle attività di prevenzione, ritardi e liste d'attesa infinite per esami diagnostici e prestazioni di ogni tipo. Diminuzione nel numero di diagnosi e prevenzione significa peraltro più malati e maggiori richieste d'accesso per visite e cure ed il ciclo può dunque ripartire, autoalimentandosi senza fine.

È evidente che questo vero e proprio circolo vizioso al ribasso non può essere ricondotto soltanto all'incompetenza di alcuni o banalmente al caso. Tutto questo è frutto di scelte politiche ben precise che guardano a una riforma del sistema sanitario sulla falsa riga di quello lombardo: tagliare i servizi di base per dirottare i fondi alle grandi aziende ospedaliere. E abbiamo tutti visto in tempo di pandemia a quale catastrofe questo modello abbia condotto .

Inoltre, in questo contesto, vale la pena sottolineare che una progressiva privatizzazione dei servizi non può che creare una crescente diseguaglianza per quanto concerne il diritto alla salute dei cittadini, ai quali viene negata la possibilità di un equo accesso alla prevenzione ed alle cure.

Ora che, almeno a grandi linee, abbiamo rimembrato al nostro Zaia quali siano le cause dello sfacelo che sta affliggendo la sanità pubblica, siamo sicuri che si metterà subito al lavoro. Non tanto per "trattenere i medici con più di 70 anni", quanto per investire sul personale, facilitando l'accesso alle professioni e mettendo in campo un piano straordinario di assunzioni, valorizzando maggiormente sia in termini retributivi che professionali il lavoro di medici, infermieri e operatori, sostenendo il sistema di prevenzione e la medicina territoriale, potenziando la medicina di base e riorganizzando il ruolo di coordinamento dei distretti all'interno delle ASL per favorire l'integrazione dei vari servizi.

Andrà sicuramente così. Vero Presidente? 



P.S. Val la pena ricordare che quanto sta accadendo in Veneto riguarda anche tutte le altre Regioni e non tocca solo l'ambito sanitario, ma tutto il complesso dei servizi pubblici, dall'istruzione ai trasporti. La privatizzazione della sfera pubblica è una delle principali agende ad aver accomunato trasversalmente tutti i partiti politici, da destra a sinistra, all'interno di quella logica fanatica e malata anche nota come neoliberismo.

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