Notte fra il 10 e l'11 ottobre 1985, crisi di Sigonella: il più inedito scontro diplomatico che vede contrapposte Italia e impero a stelle e strisce. Uno di quei casi sempre più rari in cui il nostro Paese rifiuta di chinare il capo alla potenza di turno e decide di riprendere in mano le redini del proprio destino.
Ma cosa è successo nello specifico? Ripercorriamo i momenti salienti di questa vicenda che ha dell'incredibile.
L'antefatto risale a quattro giorni prima, quando un gruppo di terroristi palestinesi sequestra a largo delle coste egiziane la nave Achille Lauro e la dirotta verso la Siria. Dopo ore di mediazione condotta dalle autorità italiane, egiziane e palestinesi, la nave ritorna indietro per ormeggiare a Porto Said, città costiera all'imboccatura del Canale di Suez. Nel frattempo, però, i dirottatori hanno ucciso Leon Klinghoffer, un americano paraplegico di fede ebraica.
Washington è chiara nelle sue posizioni: non si tratta con i terroristi. Perciò pretende l'estradizione del commando, mentre il governo Italiano lavora per assicurarsi che i terroristi siano giudicati in Italia. Si arriva così ad un accordo: la nave viene liberata e il governo egiziano imbarca i quattro dirottatori su un aereo diretto in Tunisia. Ma gli americani non ci stanno e, facendo valere il diritto internazionale della forza sulla forza del diritto internazionale, passano all'azione.
Dapprima Washington fa pressione su Tunisi per negare al veicolo ogni possibilità di atterraggio sul suolo africano. Quindi l'aereo che trasporta i dirottatori viene intercettato all’altezza del Canale di Sicilia dagli F-14 americani e la Casa Bianca chiede a Roma il permesso per farlo atterrare nella base NATO di Sigonella. Bettino Craxi concede l’autorizzazione, apparentemente cedendo ai desiderata a stelle e strisce, ma quello che succede nelle ore successive ha dell'inconcepibile visto con gli occhi di adesso.
Appena atterrati, i soldati della Delta Force si dirigono subito verso il Boeing egiziano per prendere in custodia i terroristi ma, davanti a loro, trovano il veicolo già circondato dai militari italiani. Dopo un paio di minuti arrivano sul posto anche i carabinieri. Si formano tre cerchi concentrici attorno all'aereo: avieri italiani, incursori americani e carabinieri. Tutti con il fucile spianato: si arriva ad un passo dallo scontro a fuoco.
Lo stallo dura diverse ore, Reagan chiama Craxi ma le posizioni del presidente del consiglio sono irremovibili: i reati sono stati commessi a bordo di una nave italiana, quindi in territorio italiano. Dunque sarebbe stata l’Italia a decidere se e chi estradare. Il presidente degli Stati Uniti non può fare altro che prendere atto e dà l’ordine ai militari americani di ritirarsi dalla base e lasciare il controllo alle autorità italiane.
L'azione di Craxi contro i militari statunitensi a Sigonella resta l'ultimo sospiro di sovranità di una piccola grande potenza che ha ormai abdicato al proprio ruolo. È una vicenda che ci insegna che i vincoli esterni a cui il nostro paese è sottoposto non sono degli ostacoli insormontabili: se si ha una classe politica lungimirante e, soprattutto, con la schiena dritta, la nostra nazione ha tutte le carte in regola per risorgere. Ecco cosa vogliamo noi di Pro Italia: costruire una nuova classe dirigente che abbia una visione d'Italia libera dalle grinfie dei padroni stranieri.