Sapete perché, a meno di due mesi dal referendum dell'8 e 9 giugno, non c'è ancora uno straccio di posizione da parte dei partiti del centro-destra? No, non è una "strategggia" che punta sull'astensione per scongiurare il rischio che il quesito sulla cittadinanza facile raggiunga il quorum. I motivi veri sono ben altri e, a dirla tutta, sono molto semplici.
1. Le forze di Governo, fra cui figurano anche quelli che invocano lo ius scholae, non vogliono rischiare di alienarsi quell'elettorato "moderato" a cui, tutto sommato, un flusso costante di manodopera a basso costo non dispiace. Per questi signori, fintanto che i disastri dell'immigrazione di massa investono le zone di provincia e i quartieri popolari, ben vengano nuovi decreti flussi per regolarizzare le prossime ondate di "risorse".
2. Al referendum non si vota soltanto sulla cittadinanza facile: si vota anche per abolire alcuni punti cruciali del Jobs Act. È vero che Fratelli d'Italia e Lega in passato hanno detto peste e corna di quest'abominevole riforma del mercato del lavoro, ma... Se adesso venisse meno, come lo spiegherebbero al prossimo forum organizzato dalla Confindustria? Certe critiche è facile agitarle dai banchi dell'opposizione, quando si è al Governo è molto più comodo far finta di niente e mantenere intatta l'eredità renziana (tanto son cazzi di chi lavora, a loro che gliene importa?).
Nel giro di qualche settimana, dunque, ci troveremo di fronte a questo scenario: i media, oggi ancora disinteressati alla tornata referendaria, inizieranno un cancan infernale dipingendo il voto come lo scontro finale fra le forze del bene e il male assoluto. L'asse PD-CGIL mobiliterà le proprie corazzate, trascinandosi dietro di tutto: dai centri sociali alle parrocchie più sensibili alla retorica buonista. Persino i moderati che da qualche anno votano centro-destra andranno alle urne e, statene certi, abboccheranno a slogan come "se pagano le tasse sono nostri fratelli" o "a noi non toglie nulla semplificare l'accesso alla cittadinanza italiana". Davanti a questa fanfara, i partiti di maggioranza, benché nel 2022 siano stati votati soprattutto da gente che non sopporta più le conseguenze dell'immigrazione di massa e che rischia l'orticaria se solo pensa alle riforme di Renzi, balbetteranno goffamente qualcosa e manterranno un basso profilo nel tentativo di non infastidire proprio quegli elettori moderati che hanno faticosamente conquistato.
Di fronte a tutto questo, per noi di Pro Italia è necessario chiarire la nostra posizione. Quindi lo diciamo apertamente: a votare ci andremo. Ci andremo e voteremo 4 SÌ per scardinare il vergognoso Jobs Act renziano e un grosso NO per contrastare la follia della cittadinanza facile. Non solo: visto che i partiti istituzionali latitano, nelle prossime settimane ci daremo da fare per costituire un comitato per il NO alla cittadinanza facile insieme a tutte le realtà politiche e associative che hanno a cuore la nostra nazione e non vogliono vederla invasa.
Se è vero - ed è vero - che la stragrande maggioranza degli italiani non ne può più di vedere la propria città trasformarsi in una giungla a causa della criminalità straniera, non ha senso restare sul divano e sperare nella bassa affluenza. Occorre alzarsi e dire una volta per tutte NO.