Svendite alla c(i)eca: l'operazione Fiocchi

La ceca CSG ha acquisito il 100% della storica azienda di munizioni di Lecco

La ceca CSG ha acquisito il 100% della storica azienda di munizioni di Lecco

Venerdì 2 Maggio 2025

Questa storia è la storia di un noto marchio italiano che finisce nelle mani di un'azienda estera. “Nulla di nuovo, film già visto” starà pensando qualcuno di voi. Forse sì, ma forse in questo caso non è così. Lo lasceremo decidere a voi.

Il marchio in questione è quello appartenenete alla famiglia Fiocchi, ditta fondata nel 1876 a Lecco e capace di ritagliarsi uno spazio di assoluta preminenza a livello mondiale nel settore delle munizioni di piccolo calibro.

La storia pluricentenaria della Fiocchi ha visto espandere l'influenza della ditta prima nel contesto italiano, quando l'altrettanto storico marchio “Baschieri & Pallegri”, con il suo stabilimento di Castenaso (BO), fu assorbito dall'azienda, poi ben oltre i confini nazionali, con l'acquisizione di un'ulteriore marchio in Inghilterra ( la “Lyalvale Express”) e soprattutto con la costruzione negli Stati Uniti di due stabilimenti in Arkansas e in Missouri. Il tutto per un giro d'affari complessivo di 380 milioni di euro annui.

Ebbene, dal 15 Aprile 2025 il gruppo Fiocchi è stato interamente acquisito dalla “Czechoslovak Group”, meglio nota come CSG. Si è trattato dell'ultima tappa di un'operazione da manuale: i cechi infatti già nel 2022 avevano acquisito il 70% dell'azienda, lasciando il 25% alla famiglia Fiocchi, il posto di chairman a Stefano Fiocchi ed il restante 5% al fondo d'investimento “Charme Capital”. Con questo passaggio, la famiglia Fiocchi ha chiuso il proprio personale percorso all'interno dell'azienda di famiglia, percorso durato 149 anni.

Ma chi sono “questi” della Czechoslovak Group? A chi fosse passato per la mente di fare dell'ironia, possiamo serenamente suggerire di risparmiarsela per occasioni migliori: stiamo parlando di un'azienda con oltre 100 filiali sparse per il mondo e circa 8000 dipendenti a libro paga, con un fatturato che, nel 2023, ha raggiunto gli 1,73 miliardi di euro (con un aumento del 71% rispetto all'anno precedente) ed un utile netto di 210 milioni di euro. Soprattutto si tratta di un colosso che ha compiuto una scelta netta, ovvero quella di puntare sulla cosiddetta “autosufficienza verticale”, una strategia che mira a garantire l'autonomia dell'intera produzione mantenendo completa indipendenza dai subappaltatori.

Bene, ma perchè puntare sulla Fiocchi? La questione ha a che fare con il ruolo che si era riuscita a ritagliare negli USA: con la “Fiocchi of America”, l'azienda di Lecco vantava una tradizione ultraquarantennale su suolo americano. Ed è stato proprio questo fattore a suscitare l'interesse di CSG. A chiarircelo è direttamente il responsabile degli investimenti esteri di CSG, David Štepán: “Ci sono voluti circa sette mesi affinché l'acquisizione fosse approvata dall'ente regolatore statunitense CIFUS; è stata inoltre richiesta l'approvazione di diversi ministeri federali, tra cui quello delle finanze e della giustizia. Riguardava quei due rami in America. Abbiamo dovuto presentare una serie di documenti. [...] I proprietari, il fondo di investimento Charme e i membri della famiglia Fiocchi, hanno ristrutturato l'azienda e aperto due sedi negli Stati Uniti, a Little Rock, in Arkansas, e a Ozark, nel Missouri. Ma non hanno trovato altre opportunità. Li abbiamo convinti che CSG era in grado di far progredire l'azienda e che non sarebbe stato un partner a breve termine, destinato a durare solo cinque anni. Hanno apprezzato il fatto che CSG intenda impegnarsi in un investimento strategico a lungo termine. La famiglia Fiocchi e il fondo di investimento Charme, rimasti azionisti di minoranza dopo il nostro ingresso, vogliono valorizzare ulteriormente il marchio. Sono pragmatici e sono interessati al rendimento dei dividendi."

Bene, tutto bello, bravi i cechi. "In fin dei conti - potrebbe osservare qualcuno - se i cechi si interessano così tanto al mercato americano, a noi che ce ne importa? Quali ricadute avrà mai su di noi?" Purtroppo la risposta a questa domanda è tanto semplice quanto drammatica: ricadute direttissime.

Ricadute direttissime, tanto per cominciare, sulle 1300 famiglie di dipendenti italiani del gruppo Fiocchi. Al momento della cessione della quota di maggioranza del gruppo, tre anni fa, l'ufficio stampa dell'azienda ebbe a dire: CSG è un gruppo industriale solido e con una visione strategica di lungo termine, che riconosce il valore del marchio Fiocchi, la qualità dei suoi prodotti e la professionalità delle sue maestranze."  E in effetti è vero che al momento non traspaiono elementi di preoccupazione per i dipendenti italiani, se non fosse che noi malfidati sovranisti, memori delle "ineccepibili" rassicurazioni della "solidissima" Stellantis nel settore automotive, non siamo nati ieri e abbiamo ottime ragioni per nutrire una certa sfiducia nelle governance delle grandi multinazionali. Per quanto l’Europa si dica in procinto di un riarmo massivo (?) e per quanto lo stesso Michal Strnad (presidente del CDA del gruppo CSG nonché suo proprietario col 100% delle quote) ci tenga a specificare in calce alla sua pagina personale sul sito del conglomerato ceco che “La nostra strategia abituale per le acquisizioni aziendali non è comprare - apprezzare - rivendere, ma comprare - possedere a lungo termine - sviluppare”, ci sembra comunque imprescindibile manifestare delle riserve.

Ma in questa storia, aldilà dei rischi per il lavoro, l'elefante nella stanza è la questione strategica. Se davvero l’America è in piena fase di revisione della sua portata difensiva sul Vecchio Continente, non possiamo non prendere in considerazione i rischi legati all’esternalizzazione di industrie strategiche e, parallelamente, al pericolo di trasformarci nel nodo di una linea logistica che sfocia in mercati perlopiù extra-europei.

Non vogliamo suggerire che il gruppo CSG verrà sicuramente meno alle sue promesse programmatiche di preservare l’identità e il retaggio delle aziende acquisite, e non sosteniamo neppure che il vero obiettivo di CSG sia quello di cannibalizzare le sue recenti acquisizioni nel Vecchio Continente e reintegrarne personale ed expertise in altri anelli della catena di montaggio. Stiamo soltanto segnalando il rischio (segnalato anche dai comunicati stampa dello stesso gruppo) che la produzione della Fiocchi, e con essa quella di FMG (Fábrica de Municiones de Granada), possa appiattirsi sulle esigenze dell’altra grande acquisizione recente del gruppo ceco su suolo statunitense, Kinetic.

E ci sarebbe anche un altro piccolo dettaglio che ancora non abbiamo messo sul piatto: se è vero che circa l'80% del fatturato della Fiocchi proveniva dal settore civile, un buon 20% arrivava dal settore militare italiano, compreso quello delle forze speciali. I nuovi proprietari guardano con estremo interesse a questo particolare segmento di mercato. Lo ha chiarito, ancora una volta, David Štepán: “Circa l'ottanta per cento del fatturato di Fiocchi proviene dal settore civile, mentre il venti per cento deriva da ordini per le forze armate e le forze di sicurezza. Manterremo la produzione civile allo stesso livello, ma ci concentreremo molto di più sugli ordini per le forze armate e di polizia.”

Ora, che questo sia “il mercato, bellezza! E tu non puoi farci niente” (-cit.) e che noi siamo i soliti malfidati sovranisti ne abbiamo preso atto tutti quanti già da un po'. Quello che ci risulta un tantino problematico è che questo tipo di operazioni capitino in un periodo storico nel quale anche anche solo delegare ad altri la fabbricazione di banali cercapersone sembra presentare qualche controindicazione. Siamo proprio sicuri di voler affidare a soggetti terzi la sicuezza dei “nostri ragazzi”, espressione di cui i nostri politici amano riempirsi la bocca, anche su equipaggiamento di importanza palesemente vitale?

Perchè, vedete, al netto delle rassicurazioni di circostanza, quello che è certo è che ancora una volta in questo Paese si passa dal “made in Italy” al “named in Italy”. E quel che è peggio è che lo si fa in un settore estremamente delicato, in un ambito in cui le ferite che si rischiano vanno ben oltre quelle inflitte all'orgoglio nazionale. Ma tanto noi siamo i soliti malfidati sovranisti, quindi, come avevamo promesso all'inizio del nostro racconto, questo tipo di valutazioni le lasciamo fare a voi.

 

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