Siamo solo al secondo giorno ma mi sembra di trovarmi in questa trincea da una vita.
In questa seconda serata si registrano pochi eventi degni di nota aldilà delle canzoni in gara. Probabilmente vale la pena segnalare che hanno scongelato Albano e Ranieri per mezz’ora di show amarcord a suon di acuti e che il pubblico dell’Ariston a un certo punto ha provato a riattivare la circolazione degli arti inferiori con le note dei Black Eyed Peas, ma in generale hanno regnato gli sbadigli.
La gara è stata intervallata da due interventi, in pratica due pubblicità progresso. La prima ci ha istruito sulla situazione in Iran, dove da qualche tempo imperversa l’ennesimo tentativo di rivoluzione colorata, raccontato, naturalmente, come una grande lotta sociale per il riscatto delle donne. È stata così elencata una lunga serie di comportamenti presentati come grandi conquiste dello stile di vita occidentale che, sotto il governo dell’Ayatollah, sono diventati reati penali. Tra questi il randagismo, noto traguardo della civiltà dei lumi, che oggi viene violentemente represso in Iran. Obiettivamente, è stato un ottimo ripasso per tutti coloro che debbano ancora sostenere l’esame di Diritto Penale all’Università di Teheran.
Il secondo intervento è consistito invece nella lettura di alcuni pensieri espressi da detenuti nelle carceri minorili. Dalle loro frasi è emersa vividamente la supplica di non essere abbandonati dallo Stato, a cui è richiesta una maggiore presenza con gli istituti scolastici, per quasi tutti i ragazzi l’unica alternativa a una vita segnata dal crimine fin dalla tenera età. Peccato che, nel “Palazzo” invocato, l’unica strada che si vuole intraprendere in materia d’istruzione sia quella dei tagli, magari a suon di gabbie salariali e finanziamenti privati. E poi Bruxelles, cosa farci con i soldi (a strozzo) del PNRR, lo ha già spiegato molto chiaramente. Edilizia scolastica? Nein. Transizione green? Ja. Nei quartieri depressi i giovani più sfortunati potranno consolarsi assaltando sostenibilmente il furgoncino per le consegne Amazon. Rigorosamente a zero emissioni.
Fuori gara, fra gli ospiti speciali, è arrivato anche il turno del rapper Fedez: marito della presentatrice dell’altra sera nonché finissimo pensatore, è un’anima assai sensibile alle tematiche che lo Spirito del Tempo sospinge sul bagnasciuga intellettuale. Infatti ha iniziato subito con un pezzo di freestyle (versi in rima accompagnati da una base molto semplice, senza la struttura tipica della canzone) in cui si è scagliato contro vari esponenti del Governo Meloni, bollati come retrogradi e amanti delle divise disegnate da Hugo Boss (ma ricordiamoci che hanno anche molti difetti). A fine del pezzo ci ha tenuto a precisare che se ne sarebbe assunto la responsabilità e che la Rai ne fosse all’oscuro. “Trasgressivo”, “sensibile” e “responsabile”. Anche incosciente dato che adesso toccherà sorbirci le reazioni dei soliti che, insieme alla foto della cena, posteranno uscite spaccanoci quali: “Fedez dice che i ministri di questo Governo sono cattivi, mentre è solo geloso perché di sinistra, sbaglio forse? Stasera salsicce impanate e fritte nel lardo, e voi amici?”
E per chi non avesse trovato lo sfogo del rapper sufficientemente abrasivo, la serata ha serbato un ultimo ospite, dal quale persino il premuroso Amadeus ha messo tutti in guardia: il comico Angelo Duro. Forse comico è un parolone: il suo pezzo è stato finora il più insopportabile monologo trasmesso al festival. Sì, avrei preferito che avessero riaperto la cella del ferale Benigni anziché vedere pochi ma interminabili minuti pieni di battute fiacche, tempi comici sbagliati e flemma da luna storta. Perché la stand-up comedy sia divertente, un comico deve risultare almeno vagamente simpatico, ci si deve poter immedesimare nei racconti per risultare spiazzati quando si ascolta un ragionamento provocatorio. Altrimenti non fa ridere. È come vedere un bambino che durante la cena di Natale dice parolacce per far arrabbiare i genitori e far sorridere gli altri commensali. Comprensibilissima la reazione del co-conduttore Gianni Morandi, che alla fine del pezzo si stava chiedendo cosa ci facesse lì anziché essere a letto.
E ti capisco perfettamente, caro Gianni, me lo sono chiesto anche io.