Finalmente la finale! Non che mi interessi granché chi vince, intendiamoci, sono semplicemente contento ché si possa riporre in soffitta il festival e non parlarne fino all’anno prossimo.
In quest'ultima serata non ci siamo fatti mancare nulla: vecchie glorie trascinate controvoglia sul palco, l’imbarazzante abbigliamento della co-conduttrice della serata Chiara Ferragni e presunti momenti provocatori studiati palesemente a tavolino. E infine, a un orario indecente, è arrivato finalmente l'oggetto polemico che ha imperversato su giornali e telegiornali nello scorso mese. Con una lettera letta solennemente dal presentatore Amadeus, il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj è intervenuto al festival.
Voi che non avete assistito alla serata, come vi immaginate una lettera del genere? Come imitereste il presidente ucraino? Ecco, è andata proprio come ve la figurate, né più, né meno. "Stiamo passando un momento difficile”, “grazie dell’aiuto”, “vinceremo” e “venite a trovarci”. Forse qualcuno ha spiegato a Zelens'kyj che a Sanremo non producono chissà quale materiale bellico e così questi ha trovato opportuno rimpiazzare la richiesta di nuovi armamenti con qualche frase sulla musica e la cultura. Chiaramente lasciando tutto il resto invariato rispetto a un suo discorso standard.
Insomma, se non l’avete sentito non vi siete persi alcunché. Però va detto che tanto questo discorso è stato ininfluente al fine di incidere sulla crisi ucraina, quanto è stato decisivo nel fare una clamorosa pubblicità al festival. In termini meramente utilitaristici, è stata un’occasione ghiotta per massimizzare gli ascolti e in RAI sono stati sufficientemente astuti e spregiudicati per non perderla.
Andiamo quindi a concludere questo ciclo di recensioni. Personalmente, ritengo che la cultura, soprattutto quella popolare, e gli eventi culturali, soprattutto quelli popolari, rappresentino un’occasione fondamentale per cogliere quale spirito trasudi dalle membra sempre più stanche del nostro Paese. E anche per riflettere su quanto la politica, che ci si creda oppure no, sia un elemento portante e presente in quasi ogni dinamica che riguarda la sfera umana. Questa potrebbe sembrare una banalità ai più navigati, però ho l’impressione che questo concetto venga ignorato da tanti che vogliono stagliarsi contro il pensiero unico. E non è tutto: parlare di eventi che risultano così distanti, alieni alla nostra bolla di comfort, è un ottimo modo per provare a raggiungere anche persone fuori dal nostro recinto, che così potrebbero scoprire e magari trovare interessanti le nostre tematiche. D’altronde, chi ha la pretesa di disporre di una chiave di lettura solida e ragionata del mondo, deve poter affrontare e analizzare qualsiasi fenomeno e poterne offrire un’interpretazione senza aver nulla da temere. L'alternativa è rimaner chiusi in noi stessi a rassicurarci l'un l'altro raccontandoci storie già note, a parlare di rivoluzioni che tanto nessuno mai farà e a immaginare un consenso che, così facendo, non costruiremo mai.