È notizia di qualche giorno fa che il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani ad una domanda in merito alla questione ISAB – LUKOIL, la raffineria del siracusano che a dicembre rischia di chiudere a causa dell’embargo europeo posto sul greggio russo, ha affermato che la soluzione migliore sarebbe un acquisto internazionale.
Non esistono abbastanza aggettivi per descrivere la gravità di tale dichiarazione, rilasciata da un ministro della repubblica italiana che ha giurato sulla Costituzione di esercitare le Sue funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione (forse sarebbe stato meglio specificare quale).
Purtroppo ancora una volta emerge, in tutta la sua drammaticità, come gli attuali governanti non abbiano una strategia in merito alla risoluzione di una crisi provocata da sanzioni scellerate, da loro stessi votate, e sperino, all'insegna del peggior costume italico, nel salvatore straniero.
Il governo Draghi avrebbe dovuto e potuto far valere gli interessi italiani in sede europea ottenendo una deroga per lo stabilimento siciliano, come hanno fatto altri Paesi europei, oppure, come in Germania, avrebbe potuto mettere la raffineria sotto controllo statale, salvaguardando in questo modo parte del fabbisogno energetico nazionale ed i posti di lavoro.
E invece?
Sia Giorgetti (ministro alle attività produttive) che Cingolani continuano a tergiversare come se il problema non fosse italiano ma solo siciliano.
Ricordiamo che l’attuale ministro alla transizione (dall'età moderna a quella della pietra, verrebbe da pensare) è balzato qualche tempo fa agli onori della cronaca per aver posto la cultura tecnica al di sopra di quella storica. “Inutile studiare tre, quattro volte le guerre puniche, serve formare i giovani per le professioni del futuro”, così sentenziò.
Non abbiamo elementi per stabilire quante volte effettivamente Cingolani abbia studiato le guerre puniche, ma siamo assolutamente sicuri che non le abbia studiate attentamente.
Se lo avesse fatto, saprebbe che le guerre contro Cartagine furono determinanti per stabilire la supremazia della potenza Romana sul mar Mediterraneo, con tutti i vantaggi che ne seguirono.
Se le avesse studiate un po’ più attentamente saprebbe dell’esistenza di celebri personaggi come: Quinto Fabio Massimo, Catone il Censore, Publio Cornelio Scipione. Uomini che fecero la grandezza di Roma e dell’Italia ponendo i loro affetti più cari sempre al secondo posto rispetto al bene della patria.
A questo serve la Storia caro signor ministro: a non vivere in un eterno presente senza alcuna capacità critica, ad interpretare gli eventi e prendere le decisioni più sagge per il futuro, a capire la differenza tra patrioti e pupazzi o, come direbbe Sciascia, tra Uomini e quaquaraquà.