Il 19 luglio 2024 resterà nella storia come il primo incidente informatico (non attacco hacker) ad aver avuto ripercussioni rovinose in tutto il mondo occidentale (non in Russia e Cina, che non usano i nostri sistemi operativi). Per un banale aggiornamento di un software per la sicurezza informatica, moltissimi sistemi sono andati in crash. Aeroporti, stazioni ferroviarie, media, ospedali e uffici pubblici hanno smesso di funzionare causando disservizi su scala mondiale.
Per quanto l’industria del software segua processi standardizzati e testati da decenni, questa rimane comunque una realtà gestita da esseri umani. Che, come tali, non sono infallibili. Ritmi accelerati, concorrenza forsennata sul mercato e tagli sui costi di produzione sono peraltro la cifra di questo settore: non si può mai escludere imperfezioni nel software prodotto che, in un mondo fortemente interconnesso, rischiano di causare dei veri e propri effetti domino. Inoltre, la posizione quasi da monopolista che ricopre Microsoft in Occidente fa sì che il 90% dei sistemi operativi installati sulle macchine faccia capo alla casa di Redmond, ponendo così i presupposti per gli effetti catastrofici a cui abbiamo assistito.
In questa giornata storica, finalmente, molti di noi si sono accorti della fragilità di un mondo che delega completamente il suo funzionamento alla tecnologia. È un po' come vivere in un palazzo dotato di ascensore ma privo delle scale: apparentemente è comodo, ma c'è il rischio di rimanerne prigionieri. Oggi è capitato per un bug software, domani capiterà per un blackout e dopo domani per un attacco hacker. Possiamo permettercelo?
Ironia della sorte ha voluto che solo qualche giorno prima di venerdì 19, lunedì 15 luglio 2024, fosse partita la sperimentazione dell’IT-Wallet, il portafoglio elettronico che, in una prima fase, conterrà tutti i nostri documenti (passaporto, carta d’identità, patente, documenti sanitari, etc), e che in una seconda fase sarà il contenitore dell’Euro Digitale. Con questo strumento elettronico, che necessita di uno smartphone o un PC per funzionare, potremo fare praticamente tutto: dai viaggi all’estero alla verifica dell’identità, dalle visite mediche ai pagamenti dei nostri acquisti. Scompariranno quindi passaporti, patenti, carte d’identità fisiche, i documenti sanitari e soprattutto il denaro contante. Tutto sarà dematerializzato e affidato alla rete.
Già oggi il denaro contante è in forte disuso, soprattutto in città come Milano dove le fasce più giovani della popolazione utilizzano esclusivamente le carte di credito, anche per pagare un caffè, e dove di anno in anno cresce il numero di esercizi commerciali che accettano solo transazioni elettroniche. E già oggi, non di rado, assistiamo a disservizi dei POS che per ore non consentono ai clienti degli esercizi pubblici di pagare con la carta. In assenza di contanti, ogni eventualità di questo tipo (oggi accidentale, domani chissà) significa bloccare l'accesso a tutta l'attività economica.
Ricorrere alla tecnologia è comodo e, talvolta, persino inevitabile. Ma legarvisi mani e piedi, senza alcuna consapevolezza dei limiti e dei rischi, significa semplicemente rinunciare alla propria libertà e diventarne schiavi. Proprio ai giovani, a quei "nativi digitali" che prenderanno in consegna questo mondo, oggi più che mai occorre porre chiaramente una domanda: vorreste davvero vivere in un palazzo con l'ascensore ma senza le scale?