Autonomia differenziata: 5 motivi per dire NO

La legge Calderoli è ingiusta e dannosa per l'Italia

La legge Calderoli è ingiusta e dannosa per l'Italia

Lunedì 24 Giugno 2024

La legge Calderoli sull’autonomia differenziata rappresenta l’ultima tappa di un progetto perverso che va avanti da più di vent’anni: la regionalizzazione del nostro Paese inaugurata nel 2001 dal centro-sinistra con la riforma del titolo V della Costituzione. C’è una miriade di ragioni per dire no all’autonomia differenziata e alle sue conseguenze nefaste, per cui abbiamo deciso di sintetizzare in cinque punti le principali ragioni per cui riteniamo necessario opporsi a questa deriva.
 
1. L’autonomia differenziata creerà un vero e proprio inferno burocratico. Ogni regione potrà infatti richiedere l’autonomia su una combinazione di materie diversa da tutte le altre. Il risultato sarà uno Stato “arlecchino”: non soltanto le regole in materie cruciali per l’attività economica, come l’ambiente o il commercio estero, potranno cambiare di regione in regione, ma addirittura le competenze su questi temi saranno prerogativa di istituzioni diverse (Stato o Regione) a seconda delle zone d’Italia.

2. Abbiamo visto e vediamo tutti i giorni gli effetti della regionalizzazione del nostro sistema sanitario nazionale: un vero e proprio disastro. Con l’autonomia differenziata si ripropone questo spezzatino a base di esternalizzazioni e privatizzazioni in altri ambiti strategici, dai trasporti all’energia. Regionalizzare questi settori significa negarsi definitivamente la possibilità di metter in campo una politica industriale coerente: ammanettando lo Stato ci si consegna mani e piedi al mercato e a chi lo domina, cioè le grandi aziende multinazionali.

3. La retorica secondo cui le regioni più ricche e industrializzate trarranno i maggiori benefici dall’autonomia differenziata è semplicemente falsa. Lasciar deprimere le regioni italiane più povere significa infatti ridurre ulteriormente la domanda di beni e servizi che queste realtà sono in grado di esprimere, a tutto detrimento delle attività produttive di ogni parte del Paese. E lo diciamo chiaramente: chi spera di poter colmare questo calo della domanda interna scommettendo per l’ennesima volta sull’export commette un errore madornale, specialmente in una fase di grandi instabilità a livello internazionale come quella che stiamo vivendo. 

4. Spogliare le istituzioni politiche nazionali delegando competenze alle regioni indebolisce la sovranità italiana e svuota ulteriormente la nostra democrazia. Non è un caso che l’Unione Europea, nemica giurata della sovranità democratica, assecondi da oltre trent’anni il processo di regionalizzazione del nostro Paese. Minando alle fondamenta la nostra sovranità, la legge Calderoli si propone di rendere gli italiani più autonomi da Roma ma di fatto non fa altro che renderci ancora più schiavi di Bruxelles.

5. Chiunque viva in un paesino di montagna sa bene che le istituzioni regionali rappresentano un moloch del tutto sordo alle proprie istanze, il più delle volte semplicemente irraggiungibile. Lo spazio dell’autogoverno dei territori è un altro: quello delle province e, soprattutto, dei comuni. Soltanto restituendo dignità, competenze e capacità di spesa agli enti locali è possibile responsabilizzare la classe politica e preservare le peculiarità territoriali. Con l’autonomia differenziata, invece, si punta solo a rafforzare i carrozzoni regionali schiacciando ancora una volta i margini di manovra, già risicati, delle amministrazioni locali.

La questione dell'autonomia dei territori è una faccenda seria. Per questo noi di Pro Italia diciamo no al delirio regionalista dell'autonomia differenziata: per dire sì all'Italia dei comuni.

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