Senza sosta. L’abbattimento e la destrutturazione delle componenti storiche delle città italiane procede a spron battuto. Ne fanno le maggiori spese le metropoli, in particolare quelle che vogliono mostrarsi al mondo sprovincializzate, internazionali, dinamiche, mutevoli, determinando un distacco criminale dal popolo che le ha generate, vissute, caratterizzate, rese quel che sono. Nella sostanza il progressivo processo di atomizzazione della società, della distruzione delle identità, delle caratteristiche, delle comunità e finanche delle individualità, trova la sua declinazione architettonica e (de)urbanistica, nella creazione di non luoghi. Le città del nulla. E di nessuno.
Recentemente vi abbiamo parlato del caso dell’ex-KPMG nel quartiere romano dei Parioli, del suo abbattimento e dell’edificio residenziale di dieci piani che si vuole far sorgere e contro il quale si sono riuniti i cittadini residenti e non solo.
Ora è la volta della città di Milano, pensando alla quale non può non venire in mente il suo Duomo, capolavoro gotico dalle spettacolari mille guglie che svettano sul cielo ambrosiano, o la sua Galleria, o gli edifici liberty.
È nella città meneghina che si è consumato l’ennesimo pulcricidio, l’ennesimo sacrificio architettonico e storico sull’altare della speculazione edilizia.
Il luogo del delitto è Via Alfonso Lamarmora, ai civici 8, 10 e 12. Tre edifici in stile Liberty, già sedi della fu Casa di Cura Città di Milano, sono stati rasi al suolo per far posto a un nuovo complesso residenziale.
Come nel caso romano, anche qui si stanno sostituendo i tre edifici di quattro piani (compreso il pianterreno) con un palazzo di dieci piani, sette in superficie ed altri tre interrati.
Cemento e vetro, associati tra essi in anonime linee rette, prive di quei piacevoli fregi che invece adornavano i palazzi distrutti, totalmente decontestualizzati dagli edifici circostanti.
Il tutto sotto il medesimo, ripetitivo, confortante, entusiasmante termine mistificatorio di Riqualificazione.
Ancora tu, bipensiero?
Come spesso sottolineamo quali Pro Italia, il vero problema non sono tanto gli studi architettonici, ormai incapaci di produrre qualcosa che si distacchi dai cubi di cemento, ferro e vetro progettabili anche da un bambino di sette anni, ma che questi mostri vengano eretti grazie all’approvazione della Commissione del Paesaggio. Ci si domanda a cosa servano tali commissioni e a quale Paesaggio si riferiscano per assolvere alla funzione della loro, evidentemente inutile, esistenza.
Verosimilmente sono i Paesaggi del medesimo. I Paesaggi svincolati dal suolo, dalla Storia, dai caratteri, dal popolo. Tutto identico, da Tokyo a Johannesburg, passando per Napoli fino a Washington. L’uniformazione del nulla. Un mondo liscio e asettico. Le città senz’anima.
Eppure il malessere associato a tali affronti sta crescendo e molteplici Architetti stanno generando un movimento di riconquista della bellezza.
Noi crediamo che la buona architettura e la buona urbanistica esistano e siano sempre a disposizione; che le rimodulazioni di edifici, seppure in stato di degrado e di abbandono, siano possibili nel rispetto della storia, della cultura , nel rispetto degli esseri umani che la abitano e che l’hanno abitata.
Una rinascita architettonica sta lentamente emergendo. Promuoveremo sempre e ovunque la Bellezza, e sarà meraviglioso quando essa si abbatterà inesorabilmente con tutta la sua gentilezza sulle brutture prodotte dai privatori dell’anima.