Paolo sembra che in Iran, ormai da lunghissimo tempo, ci siano grandissime proteste a cui la stampa occidentale sta dando grande rilievo. Abbiamo visto, a partire dal caso di Masha Amini, l'esplosione delle proteste e, a detta dell'Occidente, pare che da lì in poi queste proteste non si siano più fermate. Che sta succedendo?
Paolo: Da quel che ho letto sui siti e sulle testate giornalistiche sembra chiaro che siamo alle solite: c’è la volontà da parte dell’occidente di destabilizzare, depotenziare quello che è un Paese non allineato ai tentativi di salvaguardia di quel che resta dell’unipolarismo americano. Se siamo di fronte ad un nuovo tentativo di spallata al regime iraniano è perché questo paese si è rivelato da molti anni una nazione scomoda rispetto a determinate logiche geopolitiche e perché, oltretutto, la capacità dell’Iran di proiezione nell’area del Medio Oriente è fortemente aumentata. Quindi si cerca, anzi, si fa leva su quella fetta di popolazione, di opinione pubblica iraniana, più contigua a quelli che sono i “codici culturali-simbolici” della società occidentale e liberale. Noi siamo di fronte a delle proteste che hanno tutte le caratteristiche del tentativo di una rivoluzione colorata. Quando parliamo di rivoluzione colorata sappiamo che ci riferiamo ad una strategia di offensiva politico-militare occidentale condotta con metodi non convenzionali, diciamo dei metodi soft, differenti da quelle di un golpe militare, ma gli obiettivi e le finalità rimangono le stesse. È dai tempi della presidenza Reagan che si è adottata questa strategia.
Scusami se ti interrompo, stai parlando del cyber-attivismo sul modello OPTOR?
Sì, quella è una costante che si ripete in tutte le rivoluzioni colorate dalla Serbia, alla Georgia, all'Ucraina nel 2004, alla Moldavia nel 2009; poi lo abbiamo visto già precedentemente sempre in Iran nel 2009. L’Iran è stato sottoposto a vari tentativi di pressioni esterne, io ci ho scritto un libro nel 2019: "Storia alternativa dell'Iran islamico", un libro di 850 pagine sulla storia dell’Iran dagli anni ‘70. Dalla rivoluzione di Khomeini ci sono stati almeno sette tentativi di rivoluzione colorata in Iran: taluni più concreti, altri più mediatici e virtuali, d’impatto sociale molto scarso, ma insomma a mio avviso - secondo le mie ricerche - ce ne sono stati sette in totale.
A tutti questi tentativi di destabilizzare il regime iraniano è stato affibbiato un nomignolo dalle intelligence occidentali. Queste rivoluzioni colorate, nonostante siano sempre fallite, si sono riproposte con frequenza. Ed è interessante notare che è uscito un libro del Brookyn Institute - un think thank americano che promuove l’esportazione della democrazia liberale sul modello statunitense - che indica varie opzioni per arrivare al “cambio di regime” in Iran. In questo saggio si indicano almeno sette opzioni su come rovesciare il regime. Si passa dalla guerra convenzionale al golpe militare sul modello di Pinochet, Videla e dei colonnelli greci, per arrivare fino a metodi soft, in linea con i tempi che corrono: dal golpe cibernetico alla rivoluzione colorata animata da istanze e proteste di stampo, però, liberale, ovvero confacenti, collimanti con quelli che sono gli obiettivi delle classi dominanti occidentali.
Notavo oltretutto che Masha Amini è di etnia curda. Insomma, non è per essere "complottista" ma a me sembra proprio che la popolazione curda venga sfruttata, manovrata e strumentalizzata per interessi di altri. Lo abbiamo visto in Siria, adesso lo vediamo in Iran. Sembra un film già visto o sbaglio? Non ti sembra surreale?
Assolutamente! Ti confesso che sono talmente disgustato da queste dinamiche che infatti ho seguito poco questa vicenda perché non ne posso più, è sempre la stessa solfa. È come rivedere un film - e di bassa lega oltretutto - per cui dopo la seconda volta, quando conosci la trama e immagini già il finale, ti annoi. A parte l’etnia, è sempre la stessa storia raccontata con la stessa enfasi: c’è sempre una figura che rivendica gli standard di vita liberali ed avversa quelli del proprio paese. Che sia in Russia, in Siria, in Bolivia o in Venezuela. Sempre in paesi “disallineati”. Se fosse un occidentale ad avversare il sistema democratico-liberale e compisse un gesto di protesta estremo sarebbe etichettato come uno squilibrato. Pensiamo a Dominique Venner, suicidatosi per denunciare appunto simbolicamente il “suicidio dell’Occidente”: è stato subito tacciato di essere un fanatico estremista di estrema destra e, tra l'altro, di aver turbato l’ordine pubblico. Insomma una narrazione diametralmente opposta, sempre funzionale alla parte occidentale. Penso al titolo de La Stampa di qualche settimana fa che scriveva “Il regime iraniano uccide le mamme”. Quando però poi effettivamente queste cose accadono nei paesi wahabiti economicamente congrui all'Occidente, come ad esempio il Qatar, allora non viene detto nulla o al massimo vengono scritte quattro righe e finisce tutto in sordina.
Mi sembra assurdo che ci si scandalizzi perchè - a dire della stampa occidentale - questa ragazza sarebbe stata arrestata e poi malmenata dalla polizia fino a morire per non aver indossato il velo, quando durante il periodo pandemico - qui in Italia - le persone che non indossavano la mascherina e denunciavano pubblicamente la loro avversione alle restrizioni imposte con gesti eclatanti sono stati sottoposti a TSO. Eppure qui da noi pochi si sono scandalizzati, anzi, per i più sono stati provvedimenti sacrosanti. A mio modesto parere però il principio è sempre lo stesso: che sia il timore della punizione o per il rispetto della legge di Dio , che sia il timore del virus o per il rispetto dogmatico della “Scienzah”, sempre una costrizione ed una imposizione abbiamo subito, sempre una pezza sulla faccia ci siamo dovuti mettere, però appunto per la paura del virus sembrava andasse bene. Tu che cosa ne pensi?
Certamente, ma ti dico di più: se l’Iran fosse stato un paese molto restrittivo sul tema dei diritti civili - come del resto il Qatar che è ben più restrittivo dell’Iran su temi dei diritti umani fondamentali - ma fosse stato allineato alle politiche neoliberiste dell’Occidente, non si sarebbe fatto neanche un fiato su un episodio del genere. Se ci fossero state delle proteste, che sarebbero potute sfociare in un cambio di regime, in tal supposto caso, a quel punto gli Stati Uniti sarebbero intervenuti per sedarle al fianco del regime, invece di sostenerle. Il punto è sempre lo stesso: non importa a nessuno dei diritti civili, importa che questi paesi si allineino agli interessi occidentali.
Secondo te è endogena e spontanea la protesta in Iran? Oppure è stata creata ad arte? Sta venendo solo cavalcata mediaticamente? O sta venendo anche strumentalizzata, finanziata e supportata? Cosa ne pensi a riguardo?
Mah, guarda, è semplice: certamente esistono delle spaccature sociali, come in ogni paese ci sono delle minoranze che avversano il sistema in essere e sognano un altro modello. Queste esistono in Iran, come del resto in Russia, dove c’è una minoranza urbana, laicizzata ed occidentalizzata che vuole vivere secondo "l’american way of life" e si comporta di conseguenza. Le proteste in Iran - è bene ribadirlo ad oltranza - sono di matrice liberale. Se non fossero tali, se fossero proteste per i diritti umani o per dei diritti sociali in un paese allineato all’ordine globale imposto dall’Occidente sarebbero gli stessi americani ed europei a spegnerle. Quindi, in conclusione queste faglie, queste spaccature sociali esistono, il problema si manifesta, però, solo quando appunto per interessi esterni qualcuno infila un cuneo per allargare questi pertugi.
A proposito dei curdi, questo popolo che abbiamo lasciato senza terra, quando ci siamo spartiti il Medio Oriente, mi sembra quasi che facciano comodo all’Occidente, come se ogni volta a seconda che si voglia destabilizzare l’Iran, la Siria, l’Iraq o la Turchia vengano usati dall’Occidente? Esagero?
No, non esageri, assolutamente. Sì, sono molto manipolati. Basta vedere i klan, le famiglie dominati, sono strettamente legati agli apparati occidentali e sono sempre gli stessi klan da decine e decine di anni, per cui sono diventati facilmente strumento nelle mani dell’Occidente.
Un popolo da usare come cavallo di troia, a uso e consumo degli interessi geopolitici occidentali.
Sì, lo sono stati in Siria e lo sono tutt’ora e tempo addietro in Iraq a fine anni novanta. Pensate che il presidente che fu inserito in Iraq dagli americani era curdo, per cui sono spesso strumento nelle mani dell’Occidente a tutti gli effetti.
Ma come si mette adesso la situazione dato che la Russia da dopo il conflitto siriano è presente con le sue armi in Medio Oriente e l’Iran è un suo alleato? Cosa può succedere se si continua con queste ingerenze e tentativi di destabilizzazione da parte dell’Occidente?
Succede che gli USA hanno necessità di cercare di distruggere l’Iran, così come c’è un attacco da parte degli americani a tutti i loro rivali: Cina, Russia ed appunto Iran. Io mi auguro che gli USA non riescano nel loro intento di destabilizzare questi paesi e che questi paesi riescano a trovare realmente un punto d’incontro, che vada oltre la necessità di accordi per contrastare il “nemico comune” e trovino una stabilità duratura. Biden e gli USA del canto loro hanno promesso una politica muscolare nei confronti di Cina e Russia e credo andranno avanti per questa strada.
Volevo chiederti, siccome si sono appena giocati i mondiali in Qatar, quali sono le pene, le punizioni, le sanzioni a cui vanno incontro le donne in questo paese se non rispettano i precetti religiosi come indossare il chador?
Ci sono delle pene draconiane. Sicuramente ci sono regole molto più restrittive e coercitive che in Iran, dove - ricordiamolo - non c’è nessun obbligo di indossare il burqa o il chador, a differenza di altri paesi arabi allineati ed amici dell’Occidente, ma solo di indossare simbolicamente il hijab. Dal quale, tra l’altro, possono trapelare tranquillamente all’esterno le ciocche di capelli sul davanti e la coda di cavallo dietro, senza che nessuna donna venga punita a differenza dell’Arabia saudita o del Qatar. Che poi bisogna sottolinearlo: le donne iraniane abbienti, che se lo possono permettere, possono andare in giro vestite come vogliono.
Sono appena trascorsi i mondiali in Qatar. Avevamo letto nei giornali che molti lavoratori nella costruzione delle infrastrutture erano morti trattati come schiavi eppure i mondiali si sono giocati, oltretutto con lo squallido teatrino della nazionale inglese che si inginocchiava contro il razzismo davanti alla nazionale senegalese, che ovviamente non si è inginocchiata. Abbiamo visto la Germania mettersi gli scarpini arcobaleno e tapparsi la bocca, protestando per le fascette del One Love, ma per gli sfruttati dal capitale neanche una parola. I giocatori vanno li per soldi, per business, a giocare a pallone.
Esattamente vanno a giocare in un paese dove dei lavoratori immigrati provenienti dal Bangladesh, dalla Mongolia, da paesi poverissimi, trattati come dei moderni schiavi, si recano a lavorare sfruttati come bestie. Eppure per quelli non è stata spesa una parola. C’è stato, al contrario. un silenzio assordante. Invece per questioni ben più futili come il permesso di bere alcolici o perchè due gay non possono tenersi per mano in pubblico, scoppia il caso mediatico.Si distoglie l’opinione pubblica dalle questioni veramente importanti, dallo sfruttamento dei lavoratori per esempio, e la si concentra su questioni marginali.
Per cambiare un pò argomento: abbiamo visto il premier canadese Justin Trudeau applaudire i dissidenti cinesi che si oppongono alle misure di contrasto alla Covid del governo di Pechino. Vuoi commentare?
È sempre la stessa storia: siccome la Cina non si sottomette e non svende la sua economia ma anzi è un competitor dell’Occidente, allora si applaudono i dissidenti. Se la Cina fosse allineata ed aprisse al modello occidentale nessuno dei nostri cari padroni la criticherebbe. C’è poi un imbarazzante ed evidente discrasia se si pensa alle misure adottate dal governo canadese, che sono state tra le più dure, ma si passa oltre; conta solo a quale ordine economico aderisce il paese. Non frega nulla a nessuno dei nostri potenti dei diritti dei cinesi o degli iraniani, l’unica cosa che conta è l’adesione all’ordine mondiale che l’Occidente brama per sé.
Grazie mille del tuo tempo. Un saluto.
Grazie a te e agli amici di Pro Italia.