"Invasione di Hamas", "guerra tra Hamas e Israele", "rappresaglia di Israele contro i terroristi di Hamas". Sono queste le espressioni che ricorrono in questi giorni sui grandi media per raccontare il conflitto in corso in Palestina.
Non vi ricordano qualcosa?
Ecco un aiutino per chi ha la memoria più corta: "la guerra di Putin contro l'Ucraina" o "l'invasione del criminale Putin in Donbass".
La dinamica è sempre la stessa: per legittimare la presa di posizione occidentale, il nemico viene prima personalizzato, poi criminalizzato e infine disumanizzato. Così come ieri la guerra in Ucraina è stata proposta non come la guerra di un intero popolo ma come l'impresa di un singolo (un "dittatore pazzo", ça va sans dire), oggi l'ultimo drammatico capitolo del conflitto israelo-palestinese viene presentato fiabescamente come l'iniziativa estemporanea di una banda di terroristi.
Ebbene, non è così.
Che piaccia o meno, in questo momento storico Hamas rappresenta politicamente ciò che resta della resistenza palestinese all'occupazione israeliana. Non soltanto perché ha vinto le ultime elezioni legislative tenutesi nello Stato di Palestina, ma soprattutto perché non esiste nient'altro di vagamente rappresentativo delle istanze delle popolazione palestinese oppressa. L'Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen infatti non vanta più neppure un centesimo della credibilità di cui godeva l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina di Arafat. È un ente completamente delegittimato e buona parte della popolazione della Striscia di Gaza ritiene, probabilmente a ragione, che risulti più funzionale agli interessi israeliani che non ai propri.
Del resto non è neppure così difficile capire come sia stato possibile che Hamas sia riuscito a guadagnarsi questa posizione: quando una comunità vive per decenni sotto scacco, vedendo eroso anno dopo anno il proprio territorio e la propria capacità d'accesso alle risorse fondamentali, percependosi privata di qualsiasi prospettiva, le reazioni possono esser soltanto due: abbandonarsi alla rassegnazione o abbracciare il fondamentalismo.
Insomma, oggi in tutta evidenza Hamas è la resistenza palestinese e la resistenza palestinese è Hamas. Eppure si può tranquillamente scommettere sul fatto che le stragi cui assisteremo nei prossimi giorni nella Striscia verranno raccontate dal fior fior dell'intellighenzia nostrana proprio come una "liberazione dei palestinesi dai terroristi di Hamas". Un'umiliazione nei confronti di un popolo, quello palestinese, che da più di 70 anni combatte per il proprio diritto all'autodeterminazione. E anche nei confronti del popolo italiano che, al netto di una classe dirigente senza un briciolo di dignità, si è sempre sentito vicino a chi combatte per vivere e realizzarsi nella propria terra.