Dopo la caduta del Governo e la convocazione delle elezioni per il 25 settembre, le prospettive politiche che si vanno delineando nel nostro Paese per i prossimi anni sono tutt’altro che rassicuranti. A differenza di quanto non sia accaduto nel 2018, oggi il principale partito d’opposizione che si propone come collettore del dissenso non manifesta, neppure per finta, alcuna alterità rispetto alla postura supinamente europeista e atlantista che ha caratterizzato l’Italia di Mario Draghi e dei partiti che l’hanno sostenuto. Al momento, dunque, non esistono forze politiche di grande rilevanza che intendano affrontare le questioni cruciali che condizionano drammaticamente la traiettoria geopolitica ed economica della nostra nazione.
Per quanto riguarda l’area delle piccole ma genuine forze di opposizione a questa deriva, la convocazione di elezioni anticipate è caduta come una tegola sulla testa di questi movimenti. Certamente va detto che la scelta del 25 settembre, che impone a tutte le forze esterne all’arco costituzionale una raccolta firme per partecipare all’agone elettorale in tempistiche davvero proibitive, è l’ennesima certificazione del pessimo stato di salute di cui gode la nostra democrazia. D’altra parte, non si può non riconoscere il basso grado di organizzazione che vige nella stragrande maggioranza delle formazioni della nostra area: non è certo una sorpresa che si debba raccogliere decine di migliaia di firme fra tutti i collegi d’Italia per figurare sulla scheda elettorale.
Confidiamo quindi che tutti coloro che con afflato movimentista hanno animato le sacrosante proteste degli ultimi due anni possano trarre una lezione da quest’amara vicenda: per sostanziare una proposta politica occorre strutturarsi politicamente. Giustissime le piazze, le manifestazioni e le denunce, ma occorre anche costruire delle solide organizzazioni se si ambisce a imprimere al Paese un indirizzo diverso.
A fronte di quest’analisi dell’attuale fase politica, veniamo alla linea d’azione che intendiamo intraprendere come partito. Coerentemente con la nostra opposizione al principio del voto utile (un voto dato a una qualsiasi formazione politica incardinata nelle logiche neoliberali è tutt’altro che utile) e in linea con la nostra condanna dell’astensione, non intendiamo estraniarci dal percorso elettorale. Tuttavia Pro Italia è una formazione giovanissima, nata sette mesi fa, che non è ancora in grado di sostenere una corsa per le politiche. Pertanto abbiamo dovuto guardarci intorno e abbiamo constatato che l’unico fronte politico che si staglia autenticamente contro il pilota automatico europeo e la corrente deriva bellicista è “Uniti per la Costituzione”.
Tuttavia, sebbene a questo progetto partecipino molti amici fraterni nei cui confronti nutriamo la massima stima, ravvediamo delle considerevoli criticità sia nel metodo perseguito dai vertici delle forze coinvolte nel costruire quest’unione, sia nel merito della proposta politica. Se è infatti piuttosto chiaro a cosa si opponga “Uniti per la Costituzione”, molto meno chiaro è cosa proponga. Non risulta compiuto – né tantomeno iniziato, a quanto ci è dato sapere – un percorso di sintesi fra le varie sensibilità che coesistono nel progetto. Ma, come in battaglia non si può sempre scegliere il terreno su cui combattere e di fronte all’urgenza occorre posizionarsi alla meno peggio, così tocca fare anche in politica. Pertanto sosterremo “Uniti per la Costituzione”, dando una mano laddove possibile nel raccogliere le firme per la presentazione delle liste elettorali.
Questa è la prima tappa di una stagione che si rivelerà faticosissima per il nostro partito, alle prese con le difficoltà di gestire ordinatamente una crescita sempre più importante numericamente, e per il nostro Paese, in balia di una crisi senza precedenti nella nostra storia repubblicana.
Sarà una traversata nel deserto. Ma ci libereremo.
L'Assemblea Nazionale