Governo di unità nazionale?

La classifica sulla qualità della vita nelle province italiane dice molto sull’idea di unità e di nazione coltivata a Palazzo Chigi

La classifica sulla qualità della vita nelle province italiane dice molto sull’idea di unità e di nazione coltivata a Palazzo Chigi

Giovedì 18 Novembre 2021

Quasi un anno è passato dalle dimissioni del governo presieduto dal pugliese "Giuseppi" Conte. Lo sappiamo bene, il mandato popolare scaturito dalle urne il 4 marzo 2018 è stato rovesciato da un’insulsa manovra di palazzo per dar vita ad un nuovo ed ennesimo esecutivo tecnico imposto dall'Europa e dai mercati. 

Ma in un anno di governissimo, con tutte le forze parlamentari dentro nonostante le divergenze, in nome dell'altisonante obiettivo di riunire il Paese in nome di una paventata emergenza cosa è cambiato?

Nulla!

Solo pochi giorni fa infatti è stata pubblicata la classifica inerente la qualità della vita nelle province italiane. Si evince come il Paese sia spaccato a metà, Nord versus Sud, e soprattutto come le distanze socio-economiche anzichè diminuire siano adirittura aumentate nel corso dell’ultimo anno. Il Settentrione ha registrato i migliori risultati nei campi della formazione, del lavoro, dell'ambiente, del reddito, del tempo libero... Il Meridione i risultati più scadenti.

C'è da constatare fra l’altro come questo divario non tenga minimamente conto del colore delle amministrazioni locali. Anzi, la classifica si rivela particolarmente impietosa proprio nei confronti di città amministrate da giunte cosidette “progressiste”. All’ultima posizione tra le città metropolitane spicca Roma, amministrata negli ultimi cinque anni dal Movimento Cinque Stelle con Virginia Raggi al Campidoglio, che viene superata di poco da metropoli del Sud come Napoli e Bari, amministrate ininterrottamente dal centrosinistra negli ultimi decenni.

In queste città, nonostante le promesse che risuonano nelle campagne elettorali, è possibile toccare con mano il clamoroso fallimento in materia ambientale. Si pensi solo alla totale disorganizzazione sulla raccolta dell’immondizia: dalla totale assenza di un sistema di riciclo e trasformazione alla mancanza di impianti in grado di trattare i rifiuti. Con la beffa per i cittadini di un alto importo della tassazione nonostante il pessimo servizio. Risalta su tutti il caso di Roma, con un piano rifiuti obsoleto e costoso inadeguato a quell’emergenza vera e propria le cui immagini hanno fatto il giro del mondo.

Non da meno il caso delle province pugliesi, agli ultimi posti per inquinamento da particelle di particolato e smog. L’incuria verso il territorio ha determinato nell’ultimo decennio un aumento impressionante delle malattie legate al sistema respiratorio nei bambini e un generale calo dell’aspettativa di vita. Fenomeni che, naturalmente, sono stati aggravati dalla chiusura di molti presidi ospedalieri che ha lasciato interi comuni, soprattutto i più piccoli o isolati, senza ambulatori e personale medico.

E se nel Paese reale parlare di unità è del tutto fuori luogo, nelle aule parlamentari la situazione è anche peggiore. Cosa dovrebbe mai tenere insieme Lega, Movimento Cinque Stelle, Partito Democratico, Forza Italia e chi più ne ha più ne metta? E se a disinnescare le divergenze fra queste forze politiche basta la supervisione di un freddo burocrate come Draghi, come si può sostenere che rappresentino realmente la nazione e i suoi cittadini? E non è tutto: le formazioni rimaste fuori da questo miscuglio non sono migliori.

Fratelli d'Italia, la più numerosa fra le minoranze parlamentari, finge un’opposizione che tale non è. La leader Giorgia Meloni più volte si è espressa favorevolmente all’elezione al soglio quirinalizio del “liquidatore” Draghi. E in effetti, specie in ambito economico, Fratelli d’Italia non si allontana affatto da quella che è la linea dell’ex-banchiere centrale. Al di là del nome, dunque, questa formazione non porta avanti neppure una parvenza di fratellanza di stampo nazionale.

C'è una tendenza generale a svilire la nostra nazione da parte di tutti i partiti, di destra o di sinistra che siano. Il Sud, le periferie e, più in generale, tutte le aree industrialmente marginali del Paese sono lasciate in balia del proprio destino, con l'ennesimo governo liberista che le penalizza. Le riforme richieste ieri come oggi dall'Unione Europea, con il taglio di risorse pubbliche che impongono, non aiutano e vanno anzi ad acuire quelle disparità territoriali prodottesi a partire dalla riforma del titolo V della Costituzione.

Non resta che spezzare una volta per tutte questa catena di annichilimento della nostra Patria.

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