Sono passati sei anni dal terremoto che colpì il centro Italia, quando il nostro paese si svegliò con un buco nel petto, una voragine che sconvolse 138 comuni.
Quella voragine, quella ferita sanguinante è ancora un cantiere in avvio con pochissime strutture, private e pubbliche, che hanno subito un processo di ricostruzione.
Questi sei anni hanno visto succedersi quattro commissari (Vasco Errani, Paola De Micheli, Piero Farabollini, Giovanni Legnini) ma di un’azione concreta e nazionale neanche l’ombra. Ad una situazione già stagnante si è aggiunto il biennio pandemico, la cui gestione ha interrotto numerosissimi settori e che di fatto ha paralizzato ulteriormente il processo di ricostruzione.
La rigenerazione richiede sì una valutazione multidisciplinare ma anche un’azione ferma e decisa da parte dello Stato per far fronte alla ricostruzione di beni pubblici e privati e per fronteggiare il pericoloso spopolamento di cui questi territori sono già oggetto. Le doverose consultazioni con le rappresentanze comunali devono necessariamente trovare una forte risposta statale che ponga un limite netto ai continui cambi di progetto e la presentazione di vincoli che hanno creato un labirinto giuridico tra la distruzione e la ricostruzione.
Pro Italia celebra e ricorda le 235 vittime del terremoto. Pro Italia si appella alla Repubblica Italiana, allo Stato Italiano affinché non sia in difetto rispetto a Paesi come il Giappone in grado di ricostruire efficientemente autostrade, infrastrutture e centri abitati in tempi decisamente più contratti rispetto ai “sine die” dei lavori di ricostruzione del centro Italia.
Amatrice, Accumuli, Pescara ed Arquata del Tronto e tutte le loro frazioni chiedono dignità ed una risposta statale senza precedenti.
Pro Italia ricorda le vittime del sisma chiedendo a gran voce che parta davvero una rapida ed adeguata ricostruzione.