Nella calda sera del 19 luglio 1992, il suono assordante di un'esplosione squarciava il silenzio di Via d'Amelio a Palermo, spegnendo per sempre la vita di Paolo Borsellino e dei suoi uomini della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Un atto barbaro che ha segnato per sempre la storia del nostro Paese, un atto di violenza che ha tentato di zittire la voce di un uomo che incarnava coraggio, integrità e speranza.
"È normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti". Queste parole, pronunciate dallo stesso Borsellino, risuonano oggi più che mai, in un'Italia che sembra smarrita, disillusa, stanca di lottare. Un Paese che sembra aver perso il senso di sé, che si crogiola nell'indifferenza e nell'apatia, che guarda al futuro con timore e incertezza.
Paolo Borsellino e i suoi uomini, con il loro sacrificio, hanno dimostrato una levatura morale, una dignità e una responsabilità esemplari. Hanno pagato con la vita la loro scelta, ma hanno lasciato un'eredità preziosa: un esempio di coraggio, di integrità, di dedizione per ciò che è Giusto.
Oggi, a 32 anni dalla strage di Via d'Amelio, l'Italia ha bisogno più che mai di uomini così. Uomini che non si lasciano sopraffare dalla paura, ma che la affrontano con determinazione, con la consapevolezza di essere parte di un percorso che richiede coraggio, impegno e sacrificio. Solo così l'Italia potrà finalmente rialzarsi e costruire un futuro degno di chi ha sacrificato la vita per la Giustizia.