Il Nastro Azzurro del Destriero

Il monoscafo italiano che 30 anni fa battè tutti i primati e che resta ancora oggi imbattuto

Il monoscafo italiano che 30 anni fa battè tutti i primati e che resta ancora oggi imbattuto

Martedì 18 Aprile 2023

Era il luglio del 1990 quando nei cantieri liguri della Fincantieri di Muggiano e Riva Trigoso venivano tagliate le prime lastre di alluminio che nei soli 270 giorni successivi sarebbero state assemblate dando vita alla nave in lega leggera più grande e più veloce del mondo mai costruita sino ad allora: la Destriero.
Un unico obiettivo: frantumare i precedenti primati di attraversamento transatlantico, riportando in Italia il Nastro Azzurro dopo 60 anni dal successo della Rex (1933).
 
L’idea dell’impresa fu del Principe Karim Aga Khan, già Patron Meridiana e Presidente dello Yacht Club Costa Smeralda, il quale fu anche il principale promotore e patrocinatore dell’avventura. Ad egli si aggiunsero la stessa Fincantieri, l’IRI di Franco Nobili, la FIAT di Gianni Agnelli, l’Alitalia di Umberto Nordio ed il CONI di Arrigo Gattai.
 
Nacque così Destriero, un monoscafo in alluminio unico nel suo genere, sul progetto della Donald. L. Blount and Associated, disegnato ed aerodinamizzato dalle sapienti mani Pininfarina.
Lunga 67,7 metri, larga 13 metri, dotata di 3 motori a gas e 3 idrogetti tra essi associati da 3 riduttori navali, la Destriero era in grado di sprigionare una potenza complessiva di oltre 51000 cavalli vapore e di viaggiare ad oltre 60 nodi (111 chilometri orari) con un’autonomia di più di 3000 miglia: un razzo sul mare.
La sua costruzione fu una mirabile sintesi di altissima tecnologia, propulsione ed aerodinamica, concretizzazione del suo motto “Excellere”: un vero diamante della cantieristica navale italiana.
 
Il varo avvenne il 28 marzo del 1991 nei cantieri Fincantieri di Muggiano (La Spezia) e l’organizzazione dell’impresa venne affidata a Cesare Fiorio, allora direttore sportivo della Ferrari in Formula 1, che ne divenne il responsabile.
 
Come in ogni epopea degna di nome, pur partita con il miglior spirito sotto lo sguardo del promontorio di Gibilterra in direzione New York, l’eburnea nave italiana incontrò  presto turbolenze ed una tempesta imprevista e duratura che fiaccò letalmente la traversata, rallentandola al punto di farle sfuggire il primato sulla tratta est-ovest.
 
Ma non tutto era perduto: l’obiettivo della nave postale (così ufficialmente era la sua mansione e realmente traportava a bordo sacchi postali) era duplice, nell’intento di raggiungere l’obiettivo sulla doppia tratta.
 
Dopo tre settimane di sosta, infatti, il 6 agosto 1992  la Destriero abbandonò le acque di Manhattan, superò il ponte Giovanni da Verrazzano quindi il faro di Ambrose Light di New York e si lanciò, decisa, in un galoppo marino sull’immensa prateria blu dell’Oceano Atlantico. Una corsa formidabile, senza sosta, senza rifornimento, all’incredibile velocità media di 53,09 nodi (98,323 chilometri all’ora e con punte di 67 nodi, 124 chilometri orari) che portò la Destriero a coprire ben 3106 miglia in sole 58 ore, 34 minuti e 50 secondi: primato assoluto, trionfo, giubilo!
La Destriero aveva così deflagrato il precedente tempo di attraversamento transatlantico ottenuto dal catamarano inglese Hoverspeed, rispetto al quale aveva impiegato 21 ore in meno.
Fendendo,  come fosse una lama bianca, la nebbia dell’alba estiva, il gioiello italiano giunse, correndo, al Faro di Bishop Rock delle isole Scilly in Gran Bretagna. Il personale del lume venne salutato dalla voce di Cesare Fiorio che comunicava il passaggio del bolide nautico: “Buongiorno, qui è il comandante della nave Destriero, siamo partiti da New York; grazie per registrare data e ora del nostro passaggio.” E così fecero: erano le  ore 05:14:50 di Greenwich del 9 agosto 1992. Nello sbigottimento, l’addetto del Faro di Bishop Rock diede una risposta che consacrò l’impresa: “Buongiorno Destriero, non vi attendevamo così presto…”.
 
Fu così che, oltre al tricolore con lo scudo tetrapartito della marina civile italiana ed al gonfalone dello Yacht Club Costa Smeralda, la Destriero si ammantò dell’ambito Nastro Azzurro, emblema della conquista.
 
Il 5 settembre successivo la vittoria venne celebrata nel quartier generale dello Yacht Club Costa Smeralda a Porto Cervo dove venne insignita anche del Virgin Atlantic Trophy di Richard Branson e del Columbus Atlantic Trophy del New York Yacht Club.  
 
Da quel giorno, il drappo azzurro viene issato ogni 9 agosto sul pennone della sede dello Yacht Club Costa Smeralda a ricordare e celebrare il primato e la gloria di quella domenica mattina del 1992.
 
Ricordiamo i nomi dei “cavalieri” che presero parte all’impresa:
Cesare Fiorio, Odoardo Mancini, Aldo Benedetti, Sergio Simeone Franco De Mei, Giuseppe Carbonaro, Mario Gando,  Nello Andreoli, Massimo Robino,  Silvano Federici, Cesare Quondamatteo, Davide Maccario, Giacomo Petriccione, Giuseppe Valenti e Michael Hurrle.
 
Destriero fu modello per il successivo sviluppo di mezzi civili e militari, marini, terrestri e aerei di altissimo profilo tecnologico che da essa hanno tratto origine.
 
Oggi la Destriero versa in condizioni di semiabbandono in un porto fluviale tedesco a Lürssen. Tentativi di riportarla in Italia sono in atto e mediati da Gli Stati Generali del Patrimonio Italiano al fine di cerebrarla adeguatamente, disponendo un apposito spazio museale.
 
P.S.: a differenza di quanto erroneamente riportano diversi siti, la Destriero batteva bandiera italiana e non di Nassau, come ampiamente dimostrano le documentazioni fotografiche e video dell’impresa. La proprietà era della Bravo Romeo, società italiana del principe Aga Khan la cui sede solo successivamente è stata spostata in altri paesi (oggi risulta in Irlanda).

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