Forse non tutti se ne sono accorti, eppure negli ultimi vent’anni nel nostro Paese abbiamo assistito a un fenomeno di portata storica: il grande ritorno degli sfratti. Stando a quanto riporta il Ministero dell’Interno, infatti, in Italia dal 2002 al 2021 sono stati eseguiti 519.243 sfratti da parte di ufficiali giudiziari. Più del doppio, 1.091.065, ne sono stati emessi: 29.068 per necessità del locatore, 150.687 per finita locazione e la stragrande maggioranza, 911.310, per morosità.
Questi numeri sono la rappresentazione plastica del grado di impoverimento a cui siamo andati incontro nel corso dei due decenni che abbiamo trascorso nell’eurozona. Quella brillante trovata che, secondo certuni, avrebbe dovuto farci lavorare un giorno in meno guadagnando come se avessimo lavorato un giorno in più ha prodotto, nei fatti, soltanto fallimenti, disoccupazione e miseria.
Purtroppo però non è ancora finita, anzi, siamo soltanto all’inizio. Perché, sebbene i dati siano chiarissimi e rivelino impietosamente la bestialità di un modello sociale in cui vivere in affitto è diventata l’unica opzione per sempre più famiglie, a Bruxelles continuano a ordire attacchi frontali alla proprietà privata della casa, stavolta facendo leva sull’urgenza dell’efficientamento energetico per contrastare Putin e il “claimatceing”.
Del resto si sa: la casa di proprietà, questo retaggio vetusto di una cultura arretrata e decisamente poco green, è fumo negli occhi per quegli eurocrati che – per il nostro bene, beninteso – ci vorrebbero tutti fluidi, resilienti ed ecosostenibili. In altre parole, ancora più poveri di oggi e contenti di esserlo.
La battaglia per la casa sarà la battaglia politica dei prossimi anni, prepariamoci. Non dovremo lottare soltanto per realizzare un’edilizia popolare all’altezza di questo Paese, che assicuri a tutti i cittadini la dignità di un’abitazione in cui ci si possa fare una famiglia, ma dovremo anche combattere con le unghie e con i denti per difendere la proprietà delle case che sono state il frutto dei sacrifici di una o più generazioni di italiani.
Noi ci saremo. E saremo in prima linea.