L'atteggiamento delle cancellerie europee di fronte al naufragio di Pylos, una delle peggiori tragedie causate dalla tratta di migranti nel Mediterraneo, ha raggiunto una nuova vetta inesplorata dell'ipocrisia.
È futile, infatti, costernarsi per l'accaduto e indignarsi per il mancato intervento da parte delle autorità greche quando, di fatto, si continua ad alimentare l'instabilità libica. Instabilità che, in tutta evidenza, è alla base del vergognoso traffico di vite umane a cui assistiamo senza tregua da più di dieci anni.
E se c'è qualcosa che spicca per vacuità fra le uscite di questi giorni, purtroppo, è proprio l'accorato appello a una politica europea in materia di immigrazione che la nostra classe dirigente, con in testa i sedicenti "sovranisti", esprime ogni volta che si verifica una strage nel nostro mare.
Ormai dovrebbe esser chiaro a tutti, ma repetita iuvant: l'Unione europea non può e non potrà mai sviluppare una politica estera comune, men che meno sulla questione migratoria, perché ogni Paese persegue i propri interessi. E gli interessi di alcuni (ad esempio i francesi) nell'Africa settentrionale non potranno mai collimare con quelli di altri (ad esempio noi italiani).
L'unica prospettiva per metter fine a queste tragedie e porre un argine a flussi migratori fuori controllo è tornare a fare una vera politica estera, che ci porti a rafforzare la nostra presenza sulla sponda meridionale del Mediterraneo e che non abbia paura di pestare i piedi a qualche "partner" europeo. Abbiamo bisogno di stipulare relazioni strette, e non soltanto di facciata, con i Governi del nordafrica (a partire da quello libico di Tobruk), ripristinando in quest'area, diciamolo pure tranquillamente, una capacità di intelligence che un tempo avevamo e che negli ultimi vent'anni abbiamo perso.
Per farlo, c'è bisogno di una classe politica che abbia consapevolezza delle potenzialità italiane e intenda impiegarle a pieno, non certo di gente che ci immagina come una mera appendice portuale del blocco franco-tedesco. Non abbiamo altra scelta. A meno di non accettare che il Mediterraneo, da mare nostrum che fu, diventi soltanto lo specchio d'acqua in cui affogheremo.