La fiera dell'ipocrisia

I commenti delle cancellerie europee di fronte alla strage di Pylos hanno raggiunto un nuovo picco dell'ipocrisia

I commenti delle cancellerie europee di fronte alla strage di Pylos hanno raggiunto un nuovo picco dell'ipocrisia

Venerdì 16 Giugno 2023

L'atteggiamento delle cancellerie europee di fronte al naufragio di Pylos, una delle peggiori tragedie causate dalla tratta di migranti nel Mediterraneo, ha raggiunto una nuova vetta inesplorata dell'ipocrisia.

È futile, infatti, costernarsi per l'accaduto e indignarsi per il mancato intervento da parte delle autorità greche quando, di fatto, si continua ad alimentare l'instabilità libica. Instabilità che, in tutta evidenza, è alla base del vergognoso traffico di vite umane a cui assistiamo senza tregua da più di dieci anni.

E se c'è qualcosa che spicca per vacuità fra le uscite di questi giorni, purtroppo, è proprio l'accorato appello a una politica europea in materia di immigrazione che la nostra classe dirigente, con in testa i sedicenti "sovranisti", esprime ogni volta che si verifica una strage nel nostro mare.

Ormai dovrebbe esser chiaro a tutti, ma repetita iuvant: l'Unione europea non può e non potrà mai sviluppare una politica estera comune, men che meno sulla questione migratoria, perché ogni Paese persegue i propri interessi. E gli interessi di alcuni (ad esempio i francesi) nell'Africa settentrionale non potranno mai collimare con quelli di altri (ad esempio noi italiani).

L'unica prospettiva per metter fine a queste tragedie e porre un argine a flussi migratori fuori controllo è tornare a fare una vera politica estera, che ci porti a rafforzare la nostra presenza sulla sponda meridionale del Mediterraneo e che non abbia paura di pestare i piedi a qualche "partner" europeo. Abbiamo bisogno di stipulare relazioni strette, e non soltanto di facciata, con i Governi del nordafrica (a partire da quello libico di Tobruk), ripristinando in quest'area, diciamolo pure tranquillamente, una capacità di intelligence che un tempo avevamo e che negli ultimi vent'anni abbiamo perso.

Per farlo, c'è bisogno di una classe politica che abbia consapevolezza delle potenzialità italiane e intenda impiegarle a pieno, non certo di gente che ci immagina come una mera appendice portuale del blocco franco-tedesco. Non abbiamo altra scelta. A meno di non accettare che il Mediterraneo, da mare nostrum che fu, diventi soltanto lo specchio d'acqua in cui affogheremo.

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