Houria Bouteldja, pensatrice franco-algerina, poco tempo fa ha dato alle stampe il suo manifesto politico: «Maranza di tutto il mondo, unitevi! - Per un'alleanza dei barbari nelle periferie» Il testo della Bouteldja è divenuto subito best seller e la sinistra italiana ha accolto con giubilo questa nuova e bislacca teoria politica. Il sottoproletariato bianco dovrebbe allearsi, secondo la filosofa ed attivista franco-algerina, con i maranza o "barbari" delle periferie (le seconde o terze generazioni di immigrati) al fine di destabilizzare il sistema degli Stati-nazione europei che, nemmeno a dirlo, sarebbe per sua natura razzista. La lotta di classe, insomma, viene soppiantata: al suo posto la sinistra deve privilegiare la lotta all’identità europea. Il cortocircuito è evidente eppure è questa la strada indicata dalle avanguardie intellettuali dei progressisti.
Il volume qui in Italia è stato presentato, discusso ed è stato oggetto di grandi attenzioni da parte del mondo della cultura de-sinistra. Inoltre, va detto che le frange più radicali della sinistra nostrana avevano già da tempo imboccato il percorso delineato da Bouteldja, molto prima che questo volume fosse dato alle stampe. Già nel 2020 i miltanti di Askatasuna (centro sociale torinese divenuto vera e propria avanguardia nel mondo della sinistra radicale) testavano il terreno, come ben evidenziava in un lungo articolo la giornalista Francesca Totolo:
Da allora sono passati solo pochi anni ma le frange più estreme della sinistra radicale italiana hanno dimostrato di riuscire a mettere in atto questa nuova strategia. Le proteste per la morte di Ramy Elgaml prima e le manifestazioni propal poi hanno sancito ufficialmente la nascita di questo strambo sodalizio tra gli attivisti dei centri sociali e i giovanissimi maranza delle periferie suburbane del nord Italia. Un’alleanza con spiccata propensione alla violenza e non priva di connotazioni criminali.
A questo punto, però, occorre osservare un fatto, in tutta onestà piuttosto evidente agli occhi di qualunque persona normale. Le analisi e, soprattutto, le prescrizioni della Bouteldja e dei suoi seguaci non tengono minimamente conto delle cause sociali e culturali che animano il fenomeno dei maranza rispetto a quelle che animano le proteste delle classi lavoratrici del sottoproletariato europeo. Aspettative e ragioni del disagio che vivono queste categorie sociali non sono analoghe e non possono essere né accostate né sovrapposte.
Se infatti osserviamo le istanze dei lavoratori italiani e le paragoniamo al ribellismo-nichilista contro la nostra società che anima i maranza, notiamo subito enormi incompatibilità. I maranza non chiedono né lavoro né sovranità e, sopratutto, non chiedono «integrazione». La razzializzazione di cui parla la Bouteldja qui in Italia non esiste, è una chimera. Al massimo esiste un fenomeno di segno contrario, che si oppone ad ogni razzializzazione e che si chiama «liquefazione dell’identità». Una deriva che, tanto per esser chiari, è proprio l'orizzonte ideologico per cui i progressisti nostrani, nemici giurati dell’identità italiana, guardano con simpatia ai maranza, come ben dimostrano gli appelli delle varie Boldrini e Salis.
La sinistra italiana ha smesso di occuparsi del lavoro, della sicurezza e sopratutto della dignità del popolo italiano. Ha accantonato queste battaglie preferendo ai diritti sociali quelli civili, preferendo agli italiani gli immigrati. Non è un caso se, ormai da decenni, i ceti medi e bassi non si riconoscono più nelle forze progressiste. Pertanto è chiaro che non vi possa esser alcuna alleanza o convergenza d’interesse tra queste due categorie sociali. Anzi, a dirla tutta, alla luce di quello che accade quotidianamente nelle nostre città, non dovrebbe stupire nessuno il fatto che i maranza tendano a provocare fastidio e repulsione nel lavoratore medio italiano, che si vede sempre più messo da parte in nome dei dritti dei migranti e dei loro figli. Non è un caso se i ceti proletari hanno guardato sempre più spesso a destra nell’ultimo decennio.
E se osserviamo meglio le odierne avanguardie espresse dalla sinistra radicale, si scivola dalla tragedia alla farsa. A differenza di Lenin e dei bolscevichi, infatti, questi signori non sono assolutamente in grado di fare alcuna rivoluzione. Anzi, sono talmente funzionali al potere che dicono di voler combattere... Che gli unici che danno loro retta vivono in ZTL.