L'Italia e il suo ruolo geopolitico nel mediterraneo e nel mondo

Noi Italiani potremmo rivestire un ruolo centrale nel Mediterraneo, ma pare che la cosa non ci riguardi affatto, o almeno che non ci riguardi più.

Noi Italiani potremmo rivestire un ruolo centrale nel Mediterraneo, ma pare che la cosa non ci riguardi affatto, o almeno che non ci riguardi più.

Mercoledì 9 Novembre 2022

Perché? Analizziamo a fondo la situazione: scopriamo perché la nostra penisola ha perso il suo valore strategico nella regione del Mediterraneo e come potrebbe rivestire un ruolo primario in questo mare, come ai tempi degli antichi Romani e delle repubbliche Marinare.

Che cosa rappresenta per noi il Mediterraneo?

Innanzitutto dobbiamo vedere il nostro mare come una strettoia che collega l'indo-pacifico con l’oceano Atlantico. Dobbiamo considerare che quasi il 30% di tutte le merci del mondo circolano in questo specchio d’acqua, quindi va da sé che il nostro bel Paese avrebbe tutte le carte in regola per diventare un crocevia commerciale strategico. Da Suez partono un sacco di container che arrivano fino a Gibilterra e per arrivarci devono passare lo stretto di Sicilia. Tanto per cominciare, basterebbe sfruttare questa porzione di mare, in modo tale da diventare il centro di distribuzione delle merci tra Europa, Africa e Asia.

Oggi come oggi, al contrario, dalla Cina partono moltissimi container che neppure si fermano nella nostra penisola ma fanno un giro più lungo, per esser scaricati nei porti di Rotterdam, Anversa o Amburgo. Il motivo? Semplice: le città appena nominate dispongono di hub portuali molto più organizzati delle nostre. Bisogna poi tenere presente che la nostra penisola ha più di 8000 km di coste, che andrebbero finalmente sfruttati appieno. Per riuscirci bisognerebbe non solo ampliare i porti ma potenziare le reti stradali e ferroviarie, migliorando il loro interscambio tramite interventi mirati.

Sfruttare la posizione strategica che la nostra penisola offre sarebbe un ottimo punto di partenza per rilanciare l'Italia sul piano internazionale e fronteggiare finalmente i problemi che si profilano all’orizzonte. E questi problemi portano il nome di Francia, Turchia e Algeria.

La Francia negli ultimi anni non si sta comportando propriamente da nostra alleata: basti ricordare la guerra in Libia del 2011, l'affare Fincantieri Ftx e infine il trasferimento dei migranti a Ventimiglia durante il Conte I. Sul fronte orientale, Erdogan negli ultimi anni si sta affermando sempre di più come principale attore nel teatro del Mediterraneo, soprattutto in Libia, destabilizzando tutta la regione. E, rivolgendo lo sguardo a sud, si nota che anche l'Algeria inizia a perseguire una politica aggressiva, proclamando la sua ZEE (Zona economico esclusiva) fino alle coste della Sardegna. Nel 2018 l'ex presidente dell’isola Mauro Pili aveva parlato di una vera e propria invasione da parte delle autorità algerine. Questo episodio conferma la necessità di definire bene i nostri confini marittimi e di istituire una nostra ZEE.Le politiche espansionistiche di questi attori, senza che vi siano risposte immediate da parte italiana, compromettono gravemente il ruolo del nostro Paese nelle acque di questo mare. Nel suo ultimo discorso alla camera dei deputati, Meloni ha accennato al ruolo geopolitico che l'Italia ha nel Mediterraneo: se da una parte questo è un fattore molto positivo, poichè nessun esecutivo in questi ultimi anni ha mai voluto sfruttare davvero la posizione strategica di cui la nostra penisola gode, dall'altra non dobbiamo nascondere la realtà dei fatti. Nel nascente Governo è presente Crosetto come Ministro della Difesa e, grazie all’appoggio di FdI, La Russa è assurto alla presidenza del Senato. Stiamo parlando di politici che avallarono anni fa l'intervento militare in Libia, colpendo gli interessi italiani in favore di quelli francesi.Come si può citare da un lato un gigante come Enrico Mattei, colui che ha tentato di costruire una politica estera autonoma per l’Italia, e dall'altro darsi la zappa sui piedi pur di sottostare ai diktat di Bruxelles e Washington?

Resta a noi il compito di costruire un nuova classe dirigente che smetta di guardare al nostro Paese come ad un'appendice morta del blocco franco-tedesco e che inizi a percepirlo come attore chiave nel Mediterraneo, in grado di tornare protagonista della storia. Noi di Pro Italia siamo pronti a metterci in gioco, e lo faremo con orgoglio. Costi quel che costi.

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