La notizia è di poche ore fa: Liz Truss è stata eletta leader dei Tories. Da domani diverrà ufficialmente Primo Ministro del Regno Unito, prendendo il posto di Boris Johnson.
Bastano pochi elementi per inquadrare in maniera soddisfacente il futuro Premier britannico. Rappresentante dell'ala più liberista del Partito Conservatore, si è schierata con il "remain" nel referendum sulla Brexit del 2016. Dal 2019 ha ricoperto l'incarico di Segretario per il commercio internazionale nel Governo Johnson e, dal 2021 a oggi, è stata Ministro degli Esteri di Sua Maestà. È in questo ruolo che la Truss è riuscita a ritagliarsi una certa notorietà anche alle nostre latitudini: le sue uscite clamorosamente aggressive nei confronti della Russia hanno destato una certa preoccupazione persino nella nostra opinione pubblica, destandola dal cronico sopore.
Per capire la postura di questa guerrafondaia dal volto gentile, basta riportare una delle ultime dichiarazioni di agosto, rilasciata durante una serata a Birmingham. Liz Truss si è detta pronta a utilizzare armi nucleari e ha rincarato la dose spiegando che "premere il bottone" fa parte dei doveri del Primo Ministro. Roba da metter i brividi e far rimpiangere la Thatcher. Alla quale, non per nulla, la Premier in pectore si ispira in tutto e per tutto.
Purtroppo abbiamo ricorso talmente spesso negli ultimi mesi al detto latino "mala tempora currunt sed peiora parantur" che potrebbe aver perso mordente. Il senso però rimane quello lì: questo è l'andazzo, prepariamoci a tempi peggiori.
Una nota a margine: nel corso del mese di luglio, nell'area della contro-informazione, sono fioccate varie analisi sulle "vere ragioni" dietro alle dimissioni di Boris Johnson. Molte di queste letture ruotavano attorno all'esigenza da parte di non meglio precisate élite mondiali di farlo fuori per la sua eccessiva russofobia, che avrebbe potuto compromettere gli equilibri che stavano venendo tracciati in qualche segreta stanza con Putin. Ebbene, in tutta evidenza, il successore di BoJo è ben più aggressivo di lui e ventila con serenità la prospettiva di un "annichilimento globale". Pertanto oggi è pacifico ritenere queste riflessioni del tutto sbagliate, per non dir che si trattava proprio di sciocchezze.
Dunque perché oggi menzionare quelle fantasiose teorie? Semplicemente per dire che avevamo ragione noi, che fin da subito le avevamo contestate?
Anche per quello. A chiunque fa piacere poter dire "noi ve l'avevamo detto", che lo si ammetta o meno, e noi non siamo certo così retti da poter sfuggire a questa tentazione. Ma non si tratta soltanto di questo. In quella lettura dell'attualità si nascondeva, e si nasconde, la convinzione che, alla fine della fiera, la Storia sia sempre governata dalle decisioni di qualche occulto gotha di illuminati, che possono tutto ciò che vogliono. Ebbene, questo modo di interpretare la realtà, oggi tragicamente diffuso soprattutto nel mondo del dissenso, non è soltanto inadeguato perché incapace di cogliere la complessità di ciò che ci circonda, ma è soprattutto deleterio perché condanna chi lo abbraccia a uno sterile fatalismo da cui non può germogliare alcuna volontà di riscossa.
In altre parole, da domani la nazione inglese si troverà un ennesimo Premier russofobo, ancora più aggressivo del precedente, perché è innanzitutto la storia e la psicologia collettiva del popolo inglese a esser stata forgiata da una secolare rivalità con la Russia. Non certo perché sia stato qualche straniero, a Bruxelles o a Washington, ad aver deciso così. È questo che vuol dire sovranità: nel bene o nel male, la traiettoria di una nazione sovrana viene determinata dal suo popolo. E da nient’altro.
Non capirlo significa non capire quale sia il valore della battaglia per la nostra sovranità. Che è la vera grande sfida che abbiamo di fronte.
Pensiamoci.