Protesa nel Mar Mediterraneo, la nostra Nazione annovera tra i suoi tristi primati quello di essere un Paese marittimo senza essere una Repubblica marinara.
L’ultima reale esperienza di potenza marittima va ricercata nella preunitaria Repubblica di Venezia, spazzata via da quell’italiano che divenne imperatore dei francesi.
Sconfitta e sottomessa dopo il secondo conflitto mondiale, l’Italia sembra aver rinunziato alla antica vocazione per il suo compagno naturale, il mare.
Il Mar Mediterraneo assume sempre più un ruolo di connessione essenziale alle rotte intercontinentali e globali. La sua profondità terrestre non si esaurisce sulle coste dei Paesi che vi si affacciano ma si spinge a nord sino all’Europa continentale, a sud penetra il Nord Africa raggiungendo il Sahel, nel sud est attraversa il Suez sino al Corno d’Africa ed al Golfo di Aden, ad est prosegue nel mar Egeo e da lì al mar Nero fino alle sponde caucasiche, e ad ovest attraversa lo Stretto di Gibilterra fino nell’Oceano Atlantico ed a Baltico. Questa estensione è da molti definita Mediterraneo allargato eppure, vista la sua posizione ha la caratura di essere un inter-oceano.
Dopo un periodo di sopore e finitezza, la Storia si è rapidamente messa in moto con eventi di importanza globale. Nel settore mediterraneo questo è particolarmente vero in relazione alle crisi innestate dalle eterodirette e destabilizzanti primavere arabe, dalla crisi siriana, dall’indirizzo neo-ottomano che caratterizza la politica estera di Erdogan e dalla mai risolta questione palestino-israeliana.
L’espansione delle ZEE, la frenetica ricerca del gas naturale soprattutto in seguito alla rimodulazione dell’approvvigionamento energetico da altre fonti rispetto al fornitore russo, le prevaricazioni dei vicini ed “alleati” francesi, gli interessi anglo-statunitensi nel Medioriente, la tensione greco-turca sulla spartizione dell’Egeo e sulla questione cipriota, gli interessi russi e turchi dal Caucaso alla Libia, la sempre maggiore presenza militare della Federazione Russa e l’ampia penetrazione commerciale della Cina vedono la colpevole assenza della regina del Mediterraneo: l’Italia.
Oltre la limitatissima autonomia impostaci dagli statunitensi all’alba del 1945 e venuto meno il ruolo strategico nell’alleanza atlantica ricoperto durante la guerra fredda, il nostro Paese soffre gravemente la mancanza di una classe politica realmente votata all’unico fine che deve caratterizzarne l’azione: l’interesse nazionale.
Enrico Mattei ci dimostrò che quella strada è perseguibile, che un dialogo onesto e la collaborazione mutualmente vantaggiosa con gli altri Paesi è possibile, che l’Italia può essere libera e grande.
La nostra Nazione fa parte di organizzazioni internazionali dalle quali è trattata come elemento secondario, sacrificabile anche a vantaggio diretto dei sedicenti alleati, alla quale vengono richiesti impegni e sacrifici senza un contraltare.
Nell’Unione Europea ci troviamo schiacciati e percossi tra un’incudine rappresentata da un’opinione pubblica ammaestrata all’odio di sè da un quarantennale bombardamento mediatico a reti unificate, dall’essere quindi l’unico Paese a sentirsi europeo in una comunità fatta di Nazioni e dal martello franco-tedesco che ci teme, rendendoci oggetto di esclusione dai tavoli decisionali e di tentativi più o meno aggressivi di ridimensionamento. A nessuno conviene un’Italia forte ed indipendente.
Analogamente il ruolo mediterraneo dell’Italia in seno all’alleanza atlantica ci vede quale componente col peso specifico minore rispetto a Francia e Turchia, nonché nazione sacrificabile per le conseguenze energetiche e migratorie dirette delle azioni perpetrate dall’alleanza stessa. La partecipazione ai tavoli di crisi si risolve in interventi dei nostri “rappresentanti” riassumibili in: obbediamo!
La crescita e la liberazione dell’Italia dalle catene che la contengono non possono prescindere dalla coscienza della propria Storia e dalla riscoperta di sé, dall’amor proprio: siamo una nazione di mare, è imprescindibile diventare una Repubblica marinara.
Creare, promuovere e realizzare una politica mediterranea certa e manifesta come fulcro della politica estera di prossimità e di sicurezza nazionale, collaborare con tutti i Paesi che in questo meraviglioso mare si affacciano; essere presenti ed attori principali della stabilità e della crescita dell’intera regione mediterranea allargata sono priorità inderogabili per l’Italia e gli italiani, nonché principale obiettivo strategico della Farnesina.
Spieghiamo le vele dunque, siamo una Patria blu: l’orizzonte è nostro!