Nell'alveo delle questioni preminenti, urgenti e fondamentali che si affacciano con il nuovo anno, occupa un posto di rilievo la questione degli insetti che stanno sbarcando proprio ora nei nostri supermercati. Pubblicizzati a ogni piè sospinto dai turbo-progressisti alla Cecchi Paone, in molti si scoprono paladini delle larve e della necessità di mangiarle per "combattere la fame nel mondo e la sovrappopolazione crescente".
Per chiunque si reputi un patriota, questo è uno scempio, un'aberrazione totale. Noi italiani ridotti a mangiar grilli, scarafaggi e cavallette: uno scenario che non può che disgustare terribilmente noi che siamo innamorati della nostra Italia e delle nostre tradizioni.
Basterebbe la nostra cultura, la nostra storia come ragione fondamentale e più che sufficiente per rifiutare di stravolgere le nostre sane abitudini alimentari, la nostra dieta mediterranea invidiata in tutto il mondo, la nostra cucina acclamata, ovviamente, come la migliore.
In questi giorni però abbiamo notato con nostro grande stupore che la questione, soprattutto sul web, ha assunto dei toni paranoici , faziosi e fuorvianti. Molti incantatori di serpenti con il cappello di stagnola in testa e una drammatica smania della visibilità hanno lanciato una campagna allarmistica delineando l'ennesima teoria del complotto: i "potenti del mondo" vorrebbero sterminarci facendoci fagocitare polvere di grillo. Che, come tutti gli insetti e gli alimenti a base di insetti, conterrebbe chitina, un polissacaride altamente indigesto, nocivo e velenoso per gli esseri umani. Almeno, a detta di questi signori.
Di fronte a queste curiose dichiarazioni, non si può non menzionare qualche considerazione piuttosto banale ma, a quanto pare, non così scontata. Partiamo da un dato elementare eppure piuttosto illuminante: due miliardi di esseri umani si nutrono abitualmente di insetti. Non risulta che passino tutte le loro vite tra tumori ed intossicazioni alimentari come certi sostengono.
Veniamo poi alla famigerata chitina. Che cos’è la chitina? Dal punto di vista chimico si tratta di un polisaccaride che costituisce il componente essenziale degli esoscheletri degli artropodi. La si ritrova infatti nei granchi, nelle aragoste, nei gamberi e, sì, pure negli insetti. A dirla tutta si ritrova anche nel regno vegetale: è presente nella barriera cellulare di funghi – maledetti porcini! – e muschi.
Se però il senso comune non fosse ancora sufficiente a smontare le calunnie ai danni della chitina, ci si può appellare alla letteratura scientifica. Insomma, tiriamo fuori i “paper” o, meglio, i “peiper”. Mareike Janiak, PhD in antropologia presso la Rutgers University e autrice di un accurato studio pubblicato nel 2017 su Molecular Biology and Evolution, scrive che: “Gli insetti sono un'importante risorsa alimentare per molti primati, ma gli esoscheletri chitinosi degli artropodi sono stati a lungo considerati indigeribili dagli enzimi digestivi della maggior parte dei mammiferi. Tuttavia, recentemente è stato scoperto che topi e pipistrelli insettivori producono l'enzima chitinasi acida dei mammiferi (AMCase) per digerire gli esoscheletri degli insetti.” Gli autori dell’articolo hanno inoltre verificato la presenza dei geni del principale enzima coinvolto nella digestione della chitina, chiamato CHIA, in ben trentaquattro specie di primati. Scoprendo che il gene è sempre presente, seppur con significative differenze da specie a specie e talora non risulti attivo.
Insomma sembra proprio che la chitina non sia un grande argomento per chi avversa gli insetti in tavola, anzi sembra proprio controproducente. Allora perché dire assolutamente no agli insetti in tavola? Gli argomenti, le motivazioni, le ragioni che ci spingono ad avversare questa “resiliente” trasformazione delle nostre abitudini alimentari sono molteplici. E di natura molto più preoccupante, allarmante e tangibile. Eccone, esposte sommariamente, alcune fra le principali.
1. L’Italia è il paese europeo più ricco di biodiversità: possediamo speci autoctone di vegetali e animali di altissima levatura a livello di qualità e proprietà alimentari. Abbiamo una storia di tradizioni enogastronomiche millenarie che non vogliamo assolutamente stravolgere oltre, considerando che abbiamo già dovuto rinunciare a vari prodotti tradizionali per colpa delle sciocche regole europee.
2. La nostra terra è fertile, baciata da tanti speciali microclimi dovuti alle sue specificità territoriali che rendono i nostri prodotti semplicemente ineguagliabili. La nostra penisola bagnata da tre mari, attraversata da fiumi e catene montuose offre una varietà sterminata non soltanto di prodotti ma anche di tecniche di lavorazione e conservazione degli alimenti ittici, agricoli e di allevamento.
3. Siamo i primi al mondo nella produzione di salumi, formaggi, vini ed eccellenze gastronomiche da far invidia a chiunque. Potremmo non solo sostenerci ma esportare tranquillamente eccellenze in tutto il mondo, se soltanto non dovessimo sottostare alle politiche suicide calate da Bruxelles o imposte da oltreoceano (si pensi agli accordi di libero scambio come il CETA o le assurde sanzioni alla Russia).
4. Da più di vent’anni ci ritroviamo a massacrare i nostri agricoltori, allevatori e pescatori in nome delle assurde norme europee volte solamente a favorire le grandi multinazionali del cibo spazzatura. In nome del libero mercato e della concorrenza sleale degli altri Paesi, siamo costretti a buttare ogni anno tonnellate di frutta, verdura, latte, olive e a dover rinunciare alle nostre eccellenze sempre più rare e costose, divenute insostenibili per gli stessi produttori.
5. È palese che questa rimodulazione delle nostre abitudini alimentari, portata avanti tramite un indottrinamento da parte dei media mainstream progressisti e di una sinistra sedicente ambientalista al grido di “salvamo er pianeta e sfamano i poveri”, non è altro che uno dei punti cardine dell’agenda mondialista. L’obiettivo è il solito: riplasmare a livello antropologico le masse e trasformarle in una neoplebe felice, soddisfatta e bramosa delle proprie catene, pronta a rinunciare a tutto in nome di Santa Madre Gaia. Non per niente, siamo certi che “i nostri figli guerrieri del clima” – così La Stampa ha definito i vandali che hanno imbrattato il Senato – ingurgiteranno volentierissimo tarme, grilli e cavallette.
6. È altresì chiaro che questa, come le assurde norme sulla conversione energetica e le restrizioni sulle emissioni di CO2, non sono altro che politiche di “greenwashing” dei signori del capitale - gli stessi che da secoli devastano l’ambiente in nome del profitto.
7. L’imposizione di questa trovata dei prodotti a base di insetti è un passaggio intermedio verso il cibo sintetico, uno dei sogni di quei filantrocapitalisti, schiavisti che vorrebbero ridurci a vacche da allevamento, che puntano a inserire questi cambiamenti nelle nostre abitudini alimentari per poi trasformarli in obblighi definitivi grazie alla dura legge del mercato. Per poi un domani spingere per metter fuori legge i classici alimenti in quanto insostenibili per il fragile e compromesso ecosistema.
8. L’omologazione al modello preconfezionato della globalizzazione, tanto caro alla tecnocrazia di Bruxelles, da vent’anni distrugge le preziose e meravigliose peculiarità che hanno reso grande l’Italia nel mondo. È ora di dare uno stop radicale a questa follia. Riprendiamoci il nostro paese e la nostra cultura. No agli insetti, mai e poi mai mangeremo grilli, tarme e cavallette. Scordatevelo!