Professionisti della disinformazione

Un'intervista a Enrica Perucchietti in occasione dell'uscita di "Professionisti della disinformazione"

Un'intervista a Enrica Perucchietti in occasione dell'uscita di "Professionisti della disinformazione"

Giovedì 8 Dicembre 2022

In questi due anni di baggianate ne hanno dette e scritte tante i tuoi colleghi del mainstream, come ti sei sentita? Ti sarai anche un po' divertita a raccoglierle e scriverci un libro, dicci la verità!

Enrica: No, anzi, è preoccupante vedere come coloro che si sono autoproclamati "Professionisti dell'informazione" fatichino e non poco ad essere obiettivi, a non essere schierati, addirittura a distinguere una notizia vera da una falsa.

Che fossero di parte lo sapevamo, però tu sottolinei che molti dei tuoi colleghi non siano in grado di stare appresso al nuovo format dell'informazione: l'informazione liquida dei social. La malafede si sposa con l'incompetenza?

Spesso sì perché magari ci sono dei giornalisti blasonati, però di una certa età, che sono meno addentro alle dinamiche dei social e spesso faticano a leggere e utilizzare un certo tipo di linguaggio. Questo può portare a degli errori macroscopici, per esempio la trasmissione sull'assalto di Capitol Hill nella quale Mentana - con una redazione alle spalle - riuscì a scambiare in diretta una sequenza del film Project X per immagini reali di un uomo con il lanciafiamme nei sobborghi di Washington.

Se non sbaglio a La 7 sono recidivi, tempo addietro c'era stato un episodio simile con Purgatori.

Assolutamente sì. Quello però è un episodio differente. Una difficoltà che abbiamo riscontrato anche nei mesi del conflitto russo - ucraino nel distinguere tra immagini reali e sequenze dei videogames.
Purgatori durante una puntata di Atlantide mandò in onda le sequenze di un videogioco facendole passare per le immagini dell'omicidio del generale Soleimani. Da febbraio a oggi questa dinamica è ricapitata spesso e volentieri. Per esempio immagini del videogioco War Thunder sono state fatte passare all'opinione pubblica come sequenze vere di bombardamenti in Ucraina.

Per spezzare una lancia a favore dei tuoi colleghi del mainstream, diciamo che spesso sono vittime di quel meccanismo perverso di cui tu hai parlato spesso: "i cancelli dell'informazione",  per cui una notizia anche assurda e non accertata , se viene passata più volte dai grandi quotidiani internazionali, deve esser ribattuta dalle altre redazioni.

Sono costretti per la linea editoriale e per paura di bucare la notizia. Soprattutto quando c'è la difficoltà di accertare se la notizia sia vera o falsa in situazioni particolari si commettono questi gravi errori. Pensiamo al recente episodio dell'agenzia Associated Press che ha dato la notizia, poi rivelatasi falsa, del bombardamento dei missili russi caduti in territorio polacco.Una notizia che aveva mandato in fibrillazione il mondo intero, scatenando il terrore che la NATO entrasse ufficialmente nel conflitto, si era rivelata falsa. Eppure tante altre testate hanno divulgato la notizia perché Associated Press è un'agenzia statunitense autorevole e la notizia automaticamente è stata ripresa e condivisa.

Però questa volta il tuo collega è stato licenziato, quindi l'agenzia è stata risoluta nel prendere provvedimenti e scusarsi dell'accaduto.
Cosa che in Italia non avviene, nessuno viene licenziato per aver divulgato bufale del genere, anzi,  di solito le bufale non vengono neanche smentite e riviste.

Nel main stream no [risata], soprattutto se certe bufale sono propedeutiche alla propaganda. Addirittura nel caso che abbiamo citato ci sono stati giornalisti e politici di una certa fama che hanno continuato a cercare di piegare la verità incolpando la Russia di quanto accaduto nonostante i missili fossero stati identificati come ucraini. Questo a dimostrazione - proprio come dicevi tu - che non soltanto non rettificano e non si smentiscono, piuttosto continuano a voler avere ragione ad ogni costo.

Un altro fenomeno che evidenzi e che avevi ampiamente trattato in altri saggi, in modo particolare in False Flag, è il problema delle fonti. Al giorno d'oggi le redazioni non hanno i soldi  per fare giornalismo d'inchiesta e vengono usate come fonti i comunicati stampa dei governi o delle grandi organizzazioni internazionali. Quanto influisce questo fenomeno sulla veridicità delle notizie e soprattutto come fa un giornalista a continuare a fare il suo lavoro in buona fede consapevole che le fonti sono queste?

Finisce per fare l'opinionista e non il giornalista, perché nel momento in cui un giornalista fa mero affidamento alle agenzie di stampa o alle notizie che sono già state battute da altri, non può fare altro che reinterpretarle in una forma, in una cornice magari migliore di altri colleghi, ma di certo questo non è né giornalismo d'inchiesta e neanche approfondimento di notizie o ricerca della verità. Questo è un fenomeno che si è consolidato e rinsaldato negli Stati Uniti con Ronald Reagan. Durante la sua presidenza gli spin doctor e le agenzie di pubbliche relazioni al soldo della Casa Bianca avevano compreso che potevano tenere costantemente distratti i giornalisti  ed oltretutto farli direttamente dipendere dalle notizie scritte dalle agenzie, così da abituare i giornalisti ad avere del materiale preconfezionato, tale da non dover andare ad approfondire le notizie ricevute se non in rari casi, ovvero quando la linea editoriale lo impone.

In questi ultimi vent'anni quasi sempre le notizie date sulle guerre, sulle crisi e sulle grandi questioni sono state smontate e sbugiardate, eppure ci ritroviamo ancora dentro a questo meccanismo propagandistico. Non credi che i tuoi colleghi dovrebbero mettere una maggiore attenzione?

Sì, certo. È pur vero che se uno lavora per un editore che impone una certa linea e le tempistiche sono sempre più strette e veloci perché l'informazione non solo è diventata "spettacolarizzata" ma è diventata una "fabbrica delle notizie", il giornalista che è all'interno di quel circuito viene pagato per battere, per scrivere un tot di notizie e quindi non ha neanche più il tempo di porsi certe domande ma deve contribuire a questa " catena di montaggio".

Ti sei messa a fare la fact-checker del main stream, ti sei messa di tua iniziativa a condurre questa battaglia. Adesso hai una rubrica sull'Indipendente. Ma a questi fact-checkers invece chi li finanzia?

Ci ho dedicato un capitolo intero del mio libro dove si risale a vari progetti nel campo del fact-checking. Dai filantrocapitalisti a personaggi legati ai Dem, personaggi cone Soros o Bill Gates. Come vediamo ci sono sempre maggiori investimenti in questo settore. Negli ultimi giorni si è parlato di Google e YouTube che hanno deciso di investire altri 13,2 milioni di dollari in un nuovo progetto di fact- checking.
È chiaro e palese che ai padroni del discorso fa comodo finanziare questo fenomeno che sancisce chi sono "i Guardiani dell'Informazione" di una nuova "Inquisizione Digitale" che legittima il proprio operato facendolo passare come una forma di contrasto alla disinformazione e alle fake-news, quando in realtà si vuole "monopolizzare" l'informazione e censurare qualsiasi forma di pensiero divergente.

In Italia tu ed i tuoi colleghi della controinformazione, e tutti coloro i quali non sposano la narrazione dominante per ora siete state vittime di minacce, intimidazioni e delegittimazioni, fenomeni che tu hai ampliamente denunciato. Nel resto d'Europa invece come tu hai più volte scritto e detto siamo già arrivati a delle vere proprie ritorsioni. Su tutti i casi di Alina Lipp e di Graham Phillips a cui sono stati addirittura bloccati i conti correnti. Siamo all'alba di un periodo buio pensi che arriveremo anche in Italia a queste forme di punizioni?

Ci stiamo già arrivando, abbiamo avuto le liste di proscrizione, da quelle di Gianni Riotta fino a quelle del COPASIR, abbiamo avuto un reporter come Giorgio Bianchi che si è ritrovato i controlli delle forze dell'ordine nell'albergo in piena notte. Insomma credo che il clima sia altrettanto fosco, la censura di abbatte sui canali alternativi, sui social, in maniera talmente conclamata da arrivare a censurare i canali di testate regolarmente iscritte come Byoblu fino alla demonetizzazione di moltissimi canali, al silenziamento di blog e di siti. Direi che siamo in una situazione molto simile e preoccupante.

Abbiamo appena assistito alla decisione della Corte Costituzionale. Ormai la disinformazione arriva anche nelle aule di tribunale fino alla Consulta. Insomma siamo dentro ad una realtà orwelliana in cui si negano fatti conclamati, in cui si negano evidenze incontrovertibili come mai? 

Questo perché non si poteva smentire il lavoro del governo Draghi sennò si sarebbe messa in discussione, a repentaglio l'intera struttura, l'intero impianto messo su in questi anni. Ci sono degli enormi interessi da tutelare ed era anche ingenuo pensare che la Consulta si sarebbe espressa a favore di tutti coloro i quali sono stati perseguitati, vessati, ricattati e sospesi.

Questo prepara un terreno fertile per nuove restrizioni a seconda delle nuove e future emergenze. Perché qua si afferma che il Governo a seconda dell'emergenza, della calamità che si presenta, può costringere le persone a qualsiasi obbligo o restrizione.

Il precedente era già stato creato alla dichiarazione dello "stato di emergenza". Le autorità si sono potute permettere di comprimere le libertà ed i diritti dei cittadini, ricattarli, creare un apartheid sanitario e tutto il resto che hanno fatto. Qui si sottolinea ancora una volta e si legittima quel che è già stato affermato. In realtà la legittimazione è venuta dal popolo nel momento in cui non ci sono state quelle proteste massicce, quelle reazioni di milioni di cittadini che avrebbero potuto disobbedire ed opporsi a tutto questo processo. Abbiamo visto adesso in Cina dove sono bastate le proteste di pochi giorni per sospendere le restrizioni, figurati cosa sarebbe potuto succedere in Italia se davanti agli obblighi i cittadini si fossero ribellati. Sono i cittadini che fanno e non fanno gli obblighi. Uno stato può anche imporre ai cittadini di buttarsi giù da un ponte ma, se quest'ultimi non lo rispettano, quell'obbligo rimane sulla carta.

Senti Enrica dove si trova, dove si può acquistare il tuo libro?

Si trova on-line su You Can Print e su tutti gli altri siti: IBS, Libreria Universitaria.

Enrica grazie mille del tuo tempo.

Grazie a voi, un saluto!

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