Ripristinare la natura per cancellare l'umano

La "Nature Restoration Law" votata a Strasburgo è l'ultimo frutto marcio del culto millenarista del disastro climatico

La "Nature Restoration Law" votata a Strasburgo è l'ultimo frutto marcio del culto millenarista del disastro climatico

Giovedì 13 Luglio 2023

Con il voto di ieri, il parlamento europeo ha approvato la "Nature Restoration Law". Si tratta di un provvedimento per il "ripristino della natura" che, fra le altre cose, prevede che l'agricoltura europea - e quindi tragicamente anche quella italiana - rinunci a milioni di ettari (milioni di ettari!) di terreni coltivabili per dar luogo a "spazi ad alta biodiversità".

Ci sono molti punti di vista diversi che permettono di capire che razza di iattura sia questo ennesimo regolamento europeo. Sotto il profilo meramente economico, ad esempio, è facile capire che in un momento come questo, in cui i beni alimentari sono quelli che più di tutti contribuiscono a fare lievitare di settimana in settimana il prezzo del carrello della spesa, contrarre la produzione agricola (cioè strozzare ulteriormente l'offerta di prodotti alimentari) significa mettere in campo una misura fortemente inflazionistica.

Se poi andiamo a valutare questa trovata nel merito e proviamo a valutarne l'impatto sul territorio, non serve avere l'esperienza di un vecchio contadino per cogliere di che bestialità si stia parlando. Basta aver messo piede almeno una volta nella vita in una zona di campagna per capire che lasciare dei terreni incolti con lo scopo di creare questi fantomatici "spazi ad alta biodiversità" significa semplicemente lasciar proliferare la boscaglia. E, a beneficio degli ecologisti da salotto che non sono mai entrati in un bosco neppure per cercar funghi, val la pena chiarire che l'avanzata della boscaglia è un problema, non è affatto "il ritorno della natura".

E poi, detta proprio brutalmente, una volta che si fosse imposto agli agricoltori di mantenere incolta una porzione dei propri terreni, con tutti i problemi che ne conseguono, che si fa? Li si indennizza? Cioè, ci mettiamo tutti quanti a pagare gli agricoltori perché non facciano il proprio mestiere e lascino andare in malora una parte dei propri campi?

L'ondata di ambientalismo perverso che abbiamo di fronte in questa fase storica è una delle cifre più significative del baratro in cui stiamo sprofondando. Qui siamo davanti a gente che è mossa da un fanatismo cieco e che è convinta che sia giusto rovinarci con le nostre stesse mani perché coltiva una concezione letteralmente parassitaria dell'essere umano. "Senza l'uomo - questo pensano - il nostro pianeta sarebbe un posto migliore." È questo nichilismo autodistruttivo, che divora dall'interno non soltanto l'Europa ma gran parte di quello che chiamiamo Occidente, il nemico da sconfiggere se vogliamo sopravvivere.

Cari gretini e altre folcloristiche vestali del nuovo culto millenarista del disastro climatico, non crediate di averla vinta. Noi non cederemo. E, per una buona volta, fatevene una ragione: l'uomo non è un parassita su questa terra. Se proprio ci sono dei parassiti, beh, quelli... Siete voi.

Condividi su: