Roma brucia

La gestione del verde pubblico nella Capitale è stata massacrata da tagli, mala politica e vincolo esterno

La gestione del verde pubblico nella Capitale è stata massacrata da tagli, mala politica e vincolo esterno

Domenica 10 Luglio 2022

Roma ha una meravigliosa dotazione di giardini, parchi e verde pubblico nonostante gli scempi edilizi che hanno caratterizzato il dopoguerra italiano.

Roma possiede ben 42.547.539mq di verde urbano tra arredo stradale, parchi urbani, aree di sosta e il verde storico archeologico delle ville romane; 415.000.000mq di aree naturali protette e parchi agricoli ed oltre 315000 alberature.

A fronte di questi numeri e di queste estensioni, si comprende facilmente quanto personale e quanto lavoro sia necessario per la manutenzione. Un lavoro continuo. Ed intanto Roma brucia. Brucia perché non se ne ha abbastanza cura.
Il possibile dolo degli ultimi roghi non esenta le autorità dalle responsabilità sulla deficitaria gestione del tesoro verde della città eterna.

Tra i primati cui bisognerebbe giungere a candidare Roma c’è quello di essere una città di giardinieri.
Infatti il personale attribuito alla manutenzione del verde capitolino nel 2015 era di appena 164 unità. L’amministrazione Raggi ne ha integrate altre 140 circa. Oggi ci troviamo ad avere un reparto di giardinieri e manutentori che non raggiunge neanche il 10% dell’organico necessario, stimabile il circa 4000 unità.

È necessario dunque agire su più fronti: quello delle assunzioni, quello della manutenzione ordinaria con tagli frequenti dell’erba ed irrigazione; quello della sapiente gestione delle potature che elimini la criminale “capitozzatura” che lede, spesso in maniera letale, la pianta; quello di una congrua piantumazione che consideri l’ubicazione più opportuna per il singolo tipo di albero.

A ciò va aggiunta la cruciale gestione delle risorse idriche: è urgente un intervento pubblico straordinario sulle tubature che arrivano a perdere percentuali altissime di acqua durante il tragitto, con punte del 50%; ripristinare i grandi serbatoi municipali che raccolgano acqua piovana e possano efficientemente far fronte ai periodi di siccità, come quello che stiamo vivendo.

Il colmo è che per decreti (come quello del 17 marzo 2020) che recepiscono in pieno il “pilota automatico”, quindi il vincolo esterno, sono posti dei tetti massimi di assunzione di personale a tempo indeterminato da parte dei comuni. Cosicché, pur avendo le risorse, il reintegro dei pensionamenti e le nuove assunzioni non sono concessi per scelte fatte a Bruxelles e recepite dall’Italia, quindi dalle amministrazioni locali.

E mentre gioiamo dell’efficienza europea, invertendo un ormai noto, amaro adagio, potremmo parlare di “sangue e lacrime” in questo caso dovute al fumo negli occhi, quello dovuto alle enormi colonne di fumo che si levano dal territorio romano.

E intanto Roma brucia.

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