In Germania, la BDA (associazione industriali tedeschi) e la DGB (associazione sindacati tedeschi) hanno firmato una nota congiunta in cui si oppongono all'embargo del gas russo.
Il motivo? Secondo i loro dati, lo stop all'importazione di gas da Mosca causerebbe la deindustrializzazione, il calo della produttività e, ovviamente, la conseguente perdita di posti di lavoro. Lo hanno detto chiaramente entrambi i presidenti delle due associazioni Rainer Dulger (BDA) e Rainer Hoffmann (DGB).
Olaf Scholz, neoeletto cancelliere tedesco, è in sintonia con questa presa di posizione. Difatti, la Germania è tutt'altro che incline ad appoggiare ulteriori sanzioni alla Russia e non vuole privarsi del tutto del gas russo.
Si chiama: difesa dell'interesse nazionale. Si calcola cosa convenga al proprio tessuto industriale, si tengono in considerazione i punti di forza e le lacune della propria economia, si valutano i pro e i contro delle decisioni in campo geopolitico, finanziario, energetico e alimentare, si mettono sui piatti della bilancia tutte le opzioni possibili e... si fa una scelta.
Da noi tutto questo è, da troppo tempo, considerato blasfemia. L'Italia non deve MAI porsi domande su cosa le convenga. MAI. Qui si va avanti a "ce lo chiede l'Europa" o "è scritto nei trattati e nei vincoli". Morire per Maastricht, direbbe qualcuno.
Risultato? Vent'anni di stagnazione economica e di perdita di peso internazionale. Non a caso, anche in queste settimane, la nostra classe politica si distingue per il fanatismo con cui appoggia ogni restrizione nei confronti della Federazione Russa. Pur essendo l'Italia parecchio vulnerabile in campo energetico ed avendo un ricco interscambio commerciale con Mosca che rischia di andare in fumo per sempre.
Ma tranquilli, vi diranno che noi possiamo farlo perché, a differenza della Germania, siamo più preparati alla transizione energetica. Sta a voi crederci oppure no.