Sette anni dal terremoto che ha cancellato e sventrato centinaia di grandi e piccoli comuni del Centro Italia. Sette anni prima, il 9 aprile del 2009 fu il suolo de L’Aquila a tremare facendo cedere la perla d’Abruzzo, che ancora oggi mantiene numerosi lavori in corso rimanendo il più grande cantiere d’Europa.
A fronte di ciò, tristemente, riportiamo come la distruzione di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, in primis, sia ben lontana da una ricostruzione efficiente. E questo nonostante l’oggettiva spinta data dalla giurisdizione Legnini, sotto il quale sono stati aperti ben 11000 cantieri di ricostruzione sui 15800 totali.
Ciò non basta, ed evidentemente non basta neanche che i fondi del popolo italiano siano stati attributi al preciso fine di ricostruire queste terre martoriate.
Si parla di costi per quasi 30 miliardi di euro. Di cui addirittura 5 dovrebbero essere solo per i progettisti. Il groviglio burocratico rallenta lo sblocco dei fondi congelando i cantieri e questo nonostante il miglioramento degli strumenti per il controllo della legalità attuato dalla precedente amministrazione.
Il controllo dei conti nella ricostruzione è un punto cruciale affinché vi sia una congrua accelerazione nel portare a termine i cantieri ed al contempo che questa non si trasformi in una idrovora di soldi pubblici per i prossimi dieci anni. Rischio evidenziato da alcune inchieste giornalistiche che hanno riportato prezzi di ricostruzione fino a 5000€/mq contro il valore finale dell’immobile valutabile in un decimo!
Fondamentale è il ripristino delle infrastrutture quindi di collegamenti capillari ed efficienti tra tutti i piccoli Comuni i quali, ancora ogg, sono talmente impeditivi da costringere molti lavoratori a preferire un viaggio di 2 ore verso la Capitale che non di 4 tra Comuni “limitrofi”.
La tecnica è disponibile, i soldi e le maestranze anche. Si dia quindi la spinta finale per restituire le terre e le case ai legittimi proprietari, affinché i Comuni distrutti riemergano dalle proprie macerie e tornino a fiorire con i propri abitanti e la propria storia; affinchè questa brutta ferita possa guarire completamente ed essere presto una cicatrice nella memoria d’Italia.
Auguriamo quindi un buon lavoro a Guido Castelli, il nuovo Commissario straordinario del Governo, in carica da gennaio 2023 affinché sotto la sua gestione possa essere completata la ricostruzione del Centro Italia e che questa venga ricordata come un nuovo Friuli e mai con un nuovo Belice.