Un discorso ipocrita

Il discorso di fine anno di Mattarella è un inno gonfio di ipocrisia che celebra il nostro declino

Il discorso di fine anno di Mattarella è un inno gonfio di ipocrisia che celebra il nostro declino

Martedì 3 Gennaio 2023

Un sunto intriso di ipocrisia fin dal suo principio, in cui si può facilmente cogliere tutta la faziosa riverenza verso dogmi esterofili preconfezionati, che fanno da ossatura portante all’intero discorso.

Si parla di "globalismo" come se fosse un oracolo da adorare: un dogma imprescindibile per il futuro, visto in chiave spiccatamente europeista e con sfumature ovviamente atlantiste. Sicuramente non è quello che serve alla nostra Nazione.

Si riprende tutta la narrazione pandemica, cercando di tenerla viva a tutti i costi.

Si parla di crisi energetica, naturalmente senza mai menzionare le scelte di politica estera ed economica che l'hanno prodotta, e della bontà di digitalizzazione e transizione ecologica: fenomeni che presto e volentieri mostreranno il proprio costo materiale e di cui solo fra qualche decennio sapremo fornire una condivisa valutazione morale.

Si invoca la responsabilità dei cittadini e si pone il tutto in chiave di urgenza; neppure un cenno, invece, alle responsabilità politiche di chi ci ha messo in questa situazione, naturalmente spalleggiato da chi legge il discorso.

Si parla di regole che non possono essere disattese: forse Mattarella non si è reso conto di essere il Presidente della Repubblica Italiana e non della Germania, chissà, forse col secondo mandato, potrebbe comprenderlo.

Il Presidente vuole far emergere un’identità fondativa europea che di fatto non è mai esistita, dato che l’Unione Europea è solo un’unione monetaria, unicamente a favore delle banche e a discapito del nostro Paese.

Si parla della guerra in Ucraina, trascurando tutte le altre guerre oggi in atto, in cui vengo spezzate giornalmente migliaia di vite e sperperate enormi risorse, anche nostre e contro il volere del popolo, aggiungiamo noi.

Qui poi Mattarella fa un passaggio che avrebbe dovuto per decenza evitare, addossando le colpe della guerra ad un’unica parte, il che purtroppo denota o una profonda ignoranza della storia, già poco scusabile, o una colpevole faziosità.

Non manca inoltre un passaggio sul futuro multietnico inevitabile, in cui si parla di integrazione, senza nemmeno un cenno allo sfruttamento dei lavoratori immigrati.

Quando poi invoca la Costituzione e la rimozione degli ostacoli per evitare discriminazioni, dà il meglio di sé, contraddicendo se stesso e quanto affermato vergognosamente negli ultimi tre anni, ad esempio verso gli Italiani che hanno rifiutato l' infame tessera verde.

Parla di bene comune legato al pagamento delle imposte, quando molte delle sue affermazioni non hanno lavorato per il bene comune, ma hanno creato o acuito la frattura sociale che viene citata, le diseguaglianze sociali e la povertà. Quando mai è intervenuto in difesa di questi valori che tanto proclama? Non abbiamo sentito una sola parola in tre anni a favore dei lavoratori sospesi, eppure il diritto al lavoro è fondativo della nostra Repubblica.

Parla di crisi generate dalla pandemia, ma forse la definizione più corretta sarebbe di pandemia generata per ottenere la crisi.

Ancora una volta la politica italiana vive fuori dalla realtà della gente e non fa gli interessi della Nazione: le scelte vengono prese altrove e i politici devono solo obbedire, come dimostra candidamente il discorso del Presidente Mattarella.
 

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