Ci abbiamo riso per giorni, eppure a ben pensarci non vi è davvero nulla di cui sorridere. Perché la storia della guerra al "Natale" dichiarata dalla Commissione europea è più tragicomica di quanto si pensi.
La commissaria all'Uguaglianza (sì, esiste una figura del genere) Helena Dalli aveva firmato un testo, successivamente trapelato, in cui venivano stilate per la comunicazione ufficiale tutta una serie di linee guida improntate al politicamente corretto: niente più "buon Natale" per evitare di urtare i non cristiani, censura dei nomi "Maria" e "Giuseppe", divieto di usare il tradizionale "signore e signori" prima di un discorso, eccetera.
Il documento ha fatto velocemente il giro del Vecchio Continente suscitando reazioni di sdegno, ilarità e compatimento. Sconvolta dalla reazione di milioni di europei, a quanto pare non totalmente proni ai demenziali dogmi del pensiero unico progressista, la Commissione UE ha dovuto fare dietrofront bofonchiando scuse e giustificazioni. Il testo, a sentire Helena Dalli (che tuttavia lo aveva firmato tutta contenta), non era ancora maturo per essere reso ufficiale.
Questa la parte comica. La parte seria, invece, è quella che segue subito dopo. Ursula Von Der Leyen, presidente proprio della Commissione europea, ha candidamente dichiarato: "dovremmo iniziare a discutere dell'obbligo vaccinale." Con la nonchalance tipica di chi siede a Bruxelles, la dolce Ursula ha paventato la coercizione massima contro milioni di cittadini.
D'altronde stiamo parlando della stessa persona che, durante la crisi del 2011, propose di usare le riserve auree degli stati in difficoltà come garanzie. Un falco in tailleur, insomma. Con tanto di possibile conflitto di interessi: il marito della Von Der Leyen, Heiko, lavora come Direttore Medico presso la Orgenesis, una azienda specializzata in biotecnologia parecchio attiva nella produzione dei vaccini e vicina, guarda un po', alla Pfizer.
Il quadro che ne esce fuori, condito dalle petalose censure in nome dell'inclusività, può essere descritto con un unico aggettivo (rigorosamente senza genere): imbarazzante.