C'era una volta la festa del lavoro

In Italia la prima vittima degli ultimi trent'anni di riforme è il lavoro

In Italia la prima vittima degli ultimi trent'anni di riforme è il lavoro

Domenica 1 Maggio 2022

Erano gli anni 90', precisamente il 1992. Mario Draghi saliva al bordo del panfilo Britannia. Iniziava lo smembramento dell'IRI e la distruzione della nostra economia. Cominciavano le riforme massacranti.

Nel 1997 il pacchetto TREU introduceva il lavoro interinale, il concetto di flex-security (sul modello nordeuropeo) ed il superamento del monopolio pubblico del collocamento. Il tutto per venire incontro alle necessità della terza rivoluzione industriale e della crescente globalizzazione.

Nel 2002 arrivava la riforma Biagi: la norma, abrogando l'istituto del lavoro interinale, ha introdotto nuove tipologie di contratti di lavoro subordinato, come quella del co.co.pro, della somministrazione di lavoro del contratto di lavoro ripartito, al contratto di lavoro intermittente, o al lavoro accessorio e al lavoro occasionale, nonché il contratto a progetto. Ha persino modificato il contratto di apprendistato.

Poi è arrivata la riforma Fornero con il dramma degli esodati: consisteva nell'attuazione di un default dei sistemi pensionistici pubblici per ridurre la spesa legata alle prestazioni sociali. Milioni di anziani massacrati sull'altare del neoliberismo.

Nel 2014 la ciliegina sulla torta, il "Jobs Act"  di Renzi: l'introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e la possibilità da parte del datore di lavoro di licenziare un lavoratore dipendente senza giusta causa.

Il lavoro in questi ultimi trent'anni è stato svilito e massacrato. Lo stato sociale, le tutele, i diritti sul lavoro sono collassati. Nel nome del libero mercato e dell'Unione Europea il popolo italiano è stato immolato come agnello sacrificale sulla l'altare del mondialismo. Il nuovo stato feudale Italia è alla berlina delle volontà delle.elite. 

E non soltanto il lavoro dipendente è stato ucciso da riforme distruttive e nemiche del lavoro. Un'attacco frontale lo hanno subito anche e soprattutto le nostre piccole imprese, le nostre eccellenze.

Assistiamo oggi all'aggressione finale al nostro Paese. Due anni di restrizioni assurde hanno fatto sprofondare sul lastrico interi settori.
Ora arrivano ulteriori liberalizzazioni in nome della concorrenza, per giunta con la rapina ai danni della nostra terra, del nostro suolo patrio (il Sestriere, le spiagge cedute alla Red bull, il porto di Taranto venduto a turchi e cinesi). 

Il mito del mercato globale e dell'ideologia neoliberista hanno minato le fondamenta della nostra costituzione e annientato secoli di conquiste sociali. 

La condizione essenziale per poter riconquistare il diritto al lavoro e rispettare così l'articolo uno della nostra Costituzione è l'immediata uscita dall'Unione Europea e dalla moneta unica.
 
Oggi non si festeggia ma si combatte per riconquistare i nostri diritti. Buona lotta.

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