Cucù

La corsa al Colle è apertissima e si preannuncia ben più speziata del previsto

La corsa al Colle è apertissima e si preannuncia ben più speziata del previsto

Venerdì 29 Ottobre 2021

Nonostante lo spazio tributato sulle prime pagine di tutti i giornali, i lamenti levati dai benpensanti non sono stati il risultato politicamente più rilevante dell’affossamento del ddl Zan. Certo, bisogna ammettere che le lacrime delle varie Fedeli un obiettivo concreto l’hanno ottenuto: regalare un sorriso di cuore a tutti noi barbari che non ci siamo ancora genuflessi dinnanzi all’altare arcobaleno del Progresso. Ma il vero dato politico del voto segreto al Senato è stato un altro: la corsa al Colle è apertissima e si preannuncia ben più speziata del previsto.

Nel corso delle ultime settimane, infatti, l’ascesa di Draghi al Quirinale, che fino a pochi mesi fa veniva data per scontata dai più, sta diventando uno scenario sempre più evanescente. L’estrema difficoltà nel trovare un degno erede alla guida del Governo rischia di mettere a repentaglio la durata della legislatura e, con essa, l’unica priorità ampiamente condivisa fra gli eletti di Montecitorio e Palazzo Madama.

Sono quindi riaperti i giochi per il trono dei troni. Già si sparano i primi colpi d’avvertimento – ne abbiamo sentito uno giusto mercoledì – e si comincia a passare in rassegna le truppe. Vediamone a grandi linee i numeri.

Ricordando che alle elezioni per la Presidenza della Repubblica partecipano, oltre a deputati e senatori, anche i delegati dei vari Consigli Regionali, i conti son presto fatti: circa 450 elettori al centro-destra e altrettanti al blocco di centro-sinistra M5S-PD. A tutto questo si aggiungono una cinquantina di jolly seduti nei Gruppi Misti delle due camere e soprattutto, udite udite, ben 43 elettori sotto l’egida di Italia Viva.

Non serve essere dei grandi retroscenisti per capire che a dar le carte in questa partita cruciale sarà il solito Matteo Renzi. Il quale, non dimentichiamolo, nel momento del bisogno potrà contare anche su qualche fedelissimo rimasto dal 2019 fra i ranghi del Partito Democratico.

In questo scenario in cui cominciano ad affastellarsi perlopiù candidature morte già prima di nascere, ce n’è una che emerge con tutta l’esuberanza di un “cucù” alla Merkel. È quella dell’intramontabile Berlusconi, candidato ufficiale del centro-destra a cui, ridendo e scherzando, mancherebbe giusto una cinquantina di voti per ascendere al soglio quirinalizio nel quarto scrutinio.

Checché ne dicano i soliti soloni, intenti a irridere chiunque si azzardi anche solo a considerare la prospettiva di un Cavaliere al Quirinale, nessuno degli altri nomi che sono circolati finora può vantare numeri e margini di successo analoghi. Del resto a Silvio le capacità “persuasive” per attirare qualche naufrago ex-grillino non mancano di certo e, tutto sommato, anche un suo accordo con il Bomba non sarebbe un fulmine a ciel sereno. È vero che, specie quando si parla di Quirinale, “chi entra Papa nel conclave, ne risorte cardinale”, ma insomma oggi come oggi Berlusconi è in pole position. E forse questa non è neppure una cattiva notizia.

Nell’Italia dei nostri giorni, il Presidente della Repubblica è l’istituzione che funge da garante di ogni Vincolo Esterno cui è soggetto il nostro Paese, in primis quello europeo. È per questo che ormai è la Presidenza della Repubblica a incardinare de facto l’indirizzo politico-governativo italiano, in spregio a ogni equilibrio predisposto dai nostri padri costituenti. Per accedere a questo ruolo serve quindi un certo pedigree maturato negli ambienti che contano davvero nonchè, non meno importante, la flemma del viceré.

Ora, piaccia o non piaccia, tra tutti i nomi che son stati fatti finora, quello di Silvio è il più distante da questa physique du rôle, se non altro in forza della valenza apertamente politica e decisamente poco “tecnica” del personaggio. Per carità, nessuno qui vuole illudersi: Berlusconi ha già dato ampia prova di aver rinnegato quei piccoli margini di autonomia politica che si era saputo ritagliare (e che gli costaron caro nel 2011). Se così non fosse, del resto, non sarebbe il candidato del centro-destra alla Presidenza della Repubblica. Però è pur vero che l’indole imprevedibile di quest’uomo l’abbiamo conosciuta in passato, chissà che con l’età non possa tornare a galla.
Se non altro, ci farebbe ridere. E Dio solo sa quanto ci servirà qualcuno che ci faccia ridere negli anni bui che abbiamo davanti.

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